”Si, ero malata e sono guarita”. Suor Marie Simon-Pierre, religiosa dell’Istituto delle Maternite’s Catholiques d’Aix-en-Provence, che compirà cinquant’anni il 27 febbraio prossimo, ha raccontato la sua miracolosa guarigione dal morbo di Parkinson, guarigione che ha contribuito alla beatificazione di Giovanni Paolo II.
Questa malattia, spiega, ”è stata diagnosticata nel 2001” e ”giorno dopo giorno ho visto il mio stato di salute peggiorare” fino a quel 2 aprile 2005, il giorno in cui è morto Wojtyla. ”Ho avuto il sentimento quel giorno – riferisce suora Marie Simon-Pierre – di perdere un amico. Mi sentivo molto vicino al Papa. Lo seguivo da molto vicino e mi ero particolarmente avvicinato a lui all’annuncio della mia malattia perché anche lui soffriva del morbo di Parkinson. Quando è morto ho avuto l’impressione di perdere qualcuno di caro”.
Dopo un momento di ”abbattimento mi sono ripresa con l’intenzione di continuare a battermi e con la convinzione che non mi aveva abbandonato”. Dopo il 2 aprile 2005, aggiunge, ”il mio stato di salute si è deteriorato sempre di più”. Il 2 giugno 2005, racconta, ”sono andato a vedere la madre superiora per dirle che non potevo continuare la mia attività” presso alla maternità dell’ospedale: ”Lei mi ha risposto che Giovanni Paolo II non aveva detto la sua ultima parola”.
Quella sera, rileva, ”durante la quale non ho udito nessuna voce come è stato riportato dal alcuni media”, verso le 21, ”ho avuto voglia di scrivere e sono stata allora molto sorpresa di vedere che potevo scrivere senza tremare. Poi mi sono svegliata alle 4.30 sorpresa di aver dormito e ho sentito che qualcosa era cambiato, che il mio corpo non era rigido come il solito e che riuscivo a muovermi normalmente. Ero completamente trasformata. Ho sentito una forza e una pace interiore, come una seconda nascita. Sono andato a pregare e alle sei quando ho raggiunto la comunità” per la messa ”mi sono resa conto che il mio braccio sinistro si muoveva e non era più rigido. Nel corso dell’eucaristia ho sentito che ero guarita”.
Quello che ho vissuto, spiega, ”resta un grande mistero difficile da spiegare con delle parole”. ”Benedetto XVI – prosegue la religiosa – ha appena autentificato questa guarigione come miracolosa. Per me è una grande grazia ma è anche un segno per la Chiesa, per la nostra congregazione, per la Francia e per il mondo intero”. Quindi, aggiunge, ”mi auguro che questa guarigione sia un segno e che le telecamere non si dirigano più su di me ma sul Cristo che è venuto per noi e che è vicino a quelli che soffrono”.