Un migrante su quattro tra coloro che sono sbarcati dall’inizio dell’anno sulle nostre coste è una donna o un bambino. E ogni giorno ognuno di loro rischia la vita inseguendo il sogno di arrivare in Europa. Secondo le stime di Save the Children, l’Organizzazione dedicata dal 1919 a salvare i bambini in pericolo e tutelarne i diritti, dal 1 gennaio al 17 febbraio 2016 sarebbero infatti oltre 6.550 i migranti sbarcati sulle coste italiane, tra cui circa 500 donne e oltre 930 minori (910 di questi ultimi hanno affrontato il viaggio da soli).
“Ogni giorno sulle coste del Mediterraneo e dell’Egeo continuano a perdere la vita uomini, donne e bambini. È di poche ore fa la notizia dell’ennesimo naufragio a ridosso delle coste siciliane. Ed è gravissimo che questo avvenga mentre i capi di stato e di governo europei continuano a discutere senza riuscire ad attivare una strategia comune per rispondere alla crisi umanitaria in atto e che, addirittura, in molti paesi europei, l’unica risposta che si ravvisi è quella di alzare muri o di mettere quote di accesso, cancellando, di fatto, un diritto fondamentale ed inalienabile come il diritto di asilo. Non saranno le parole a salvare le vite umane, ma azioni concrete, prima fra tutte la creazione di canali sicuri per consentire ai profughi di raggiungere il continente”, dichiara Raffaela Milano, Direttore dei Programmi Italia-Europa di Save the Children, commentando l’ennesimo naufragio, avvenuto questa volta sulle coste al largo della Sicilia.
Il team dell’organizzazione si è immediatamente recato ad Agrigento dove sta incontrando i quattro adolescenti che sono sopravvissuti al naufragio.
I primi due mesi del 2016 saranno ricordati per la morte dei migranti e i rifugiati nel loro disperato viaggio verso una nuova vita in Europa. È ormai quasi un anno che gli Stati Membri hanno concordato un’agenda per la migrazione, ma per ora si sono visti pochi risultati efficaci. Gli impegni sul ricollocamento e re-insediamento non sono stati rispettati.
“Se l’Europa non riuscirà a far fronte alla crisi migratoria con una risposta comune, efficace ed umana, avrà fallito, minando non solo le fondamenta del diritto internazionale dei rifugiati e dei diritti umani, ma anche i principi fondamentali di libertà e prosperità che gli europei hanno costruito per loro stessi. Questo è il monito che deve arrivare oggi a Bruxelles”, conclude Raffaela Milano