Questa volta Erode ha camuffato la crudeltà in un immaginario pregno di follia. Ha vestito i panni dell’innocenza apparente. Ha preso le sembianze di un giovane “autistico” americano.
Non è arrivato a cavallo e non ha fatto roteare alcuna “scimitarra”. Questa volta, la sua furia ha imbracciato una strana “tromba sputafuoco” e, come un Angelo vendicatore, ha sparso tuonando le fatali note dell’Apocalisse.
Impossibile qualsiasi fuga di salvezza, tantomeno in Egitto. Troppo lontano e inaccessibile, anche all’asino più caparbio e testardo, dato che di mezzo c’era e resta un Oceano e il Mare Meridiano.
Questa volta non basta la dolcezza del tratto di Giotto da Bondone a rendere immortale il ripiego divino in Terra. Stavolta ci vorrebbe davvero un novello Picasso a registrare, con scomposta indignazione, la tragedia di un dramma collettivo, lo strazio di cuori spezzati e l’angoscia di una minaccia affatto isolata.
In tale sconvolgimento di sentimenti e stati d’animo, questa volta, la grotta di Betlemme s’è fatta Golgota. Per cui l’adorazione dei Magi dovrà trasformarsi nell’abbraccio comunitario di un dolore troppo grande per essere condiviso. Lo stesso presidente americano, Barack Obama, ricordando tra le lacrime le vittime della Sandy Hook Elementary School, ha ricordato: “Stasera noi genitori abbracceremo i nostri bambini. Ma ci sono genitori stasera che piangeranno”.
Oro, incenso e mirra, pertanto, dovranno stavolta essere balsamo improbabile per quelle 27 ferite, che un’intera società farà fatica a “leccare”, se non diventa consapevole che solo nella “Carità” risiede la forza per sopportare tutto. E tutto, col tempo, riuscire a perdonare.
di Antonio V. Gelormini