Dopo 16 anni di Referendum caduti nel nulla ecco che il 57% degli italiani torna al voto e rende valida una consultazione referendaria che, per molti, fino a qualche settimana fa, sarebbe caduta nel nulla come le precedenti.
Invece gli italiani che non ti aspetti escono di casa, rinunciano alla gita fuori porta, si mettono in treno, in auto, in viaggio e vanno a votare.
Sarà stato il clima politico di sfiducia, sarà la voglia di cambiare, fatto sta che si è tornati alle urne per esprimere il proprio parere.
E’ evidente, a questo proposito, che anche i cosiddetti referendari, in primis i radicali, devono farsi un esame di coscienza e capire che gli italiani vanno a votare se i quesiti toccano direttamente la propria vita, come nel caso dell’acqua e del nucleare, o se vogliono esprimere il loro forte disappunto come per il quesito sul leggittimo impedimento.
C’è bisogno di comprendere quindi che l’istituto referendario va usato bene e con parsimonia per chiamare gli italiani ad esprimersi su “fatti seri”.
Intanto inutile dire che hanno trionfato i SI con percentuali più che bulgare facendo in modo che oltre il 50% degli italiani si siano espressi per abrogare le norme oggetto di referendum.
Adesso c’è la corsa a minimizzare da una parte (la maggioranza) e a mettere il cappello sulla sedia referendaria (l’opposizione). Forse sarebbe il caso di cominciare, da parte di tutti, a d occuparsi del Paese.
di Michele Dell’Edera