“Egregi Presidenti del Senato e della Camera, mi trovo costretto a scrivervi non avendo ricevuto risposta dal Presidente della Commissione di Vigilanza Rai al quale ho scritto per l’ennesima volta sabato.
Vi chiedo attenzione per questa che vuole essere una provocazione ad un sistema che, prima invita i cittadini ad autocandidarsi, e poi non chiarisce le regole del gioco contribuendo così ad alimentare quel sentimento di antipolitica che ormai sta contagiando tutto il Paese ed in primis i giovani stanchi di essere presi in giro e di dover pagare il conto di una crisi non generata da loro. Dimostrateci che la richiesta dei curriculum non è stata soltanto una finzione e che non assisteremo alle vecchie logiche spartitorie.”
Inizia così la nuova lettera aperta di Roberto Race, uno dei candidati al Consiglio di Amministrazione della Rai, inviata questa mattina al Presidente del Senato Renato Schifani e a quello della Camera Gianfranco Fini che segue quella inviata sabato al Presidente della Commissione Bicamerale di Vigilanza Rai Sergio Zavoli.
Race, napoletano nato nel 1980, è giornalista e consulente di comunicazione e public affairs ed è autore di “Napoleone il comunicatore” edito da Egea Bocconi.
“Come sottolineavo sabato nella lettera a Zavoli ho inviato dieci giorni fa alla segreteria della commissione e per conoscenza a tutti i componenti la mia candidatura per il consiglio di amministrazione della Rai e non ho avuto nemmeno una lettera di risposta standard a conferma della ricezione e dell’avviamento delle procedure di selezione. Niente.
Mi hanno risposto, con grande cortesia, solo tre parlamentari esprimendomi il dubbio sulla procedura che dovranno adottare per dare un senso a questo coinvolgimento dei cittadini.
Coinvolgimento che il Presidente Zavoli ha voluto giustamente e con grande saggezza promuovere .
Gentili Presidenti,
Non vi nascondo quindi un certo sconcerto visto che domani probabilmente in Commissione saranno scelti i consiglieri.”
“Perché presento la mia candidatura?- continua Race nella lettera- Perché credo che la Rai debba tornare ad essere la più grande industria culturale del Paese e credo che per farlo ci sia bisogno di competenze nuove e di una visione manageriale che sappia portare l’azienda al di là del guado.
Non intendo dire poi che per forza ci voglia un Cda di trentenni e quarantenni, ma certamente se saranno scelti tutti sessantenni e settantenni sarà dato un messaggio di miopia politica e soprattutto non saranno concesse all’azienda quelle sensibilità utili per progettare il suo futuro.
Perché ripensare la Rai vuol dire contribuire a ripensare il Paese. Dare nuovi strumenti di informazione e al contempo di formazione. Restituirla alla sua funzione di servizio per i cittadini e non per i partiti.
Vivo da sempre il mondo della comunicazione e quello dell’informazione ed ho sempre immaginato a cosa si potrebbe fare per il Paese con la forza di un’azienda come la Rai.”
La lettera si conclude con lo stesso appello accorato inviato ai componenti della commissione sabato: “Non essendo io il candidato di nessun partito, né delle associazioni satelliti dei partiti il mio curriculum probabilmente potrà rappresentare un’alternativa innovativa e se non lo sarà mi farebbe “soltanto” piacere sapere perché. Mi aspetto che si sia aperta una fase nuova nella quale i cittadini possano veramente partecipare ed essere coinvolti.”
Lettera che pubblichiamo volentieri, ma che sia arrivata in ritardo ? Si sa come vanno le poste.