+1,12°C nel 2023 sull’anno precedente, +1,16°C nel 2022 sul 2021:
siamo pronti per affrontare i prossimi eventi siccitosi o le manifestazioni di pioggia intensa, destinati a crescere in frequenza e potenza?
Infrastrutture, agricoltura e turismo i settori in cui i cambiamenti climatici impattano maggiormente.
Nei giorni scorsi si sono svolti Climate Tech e Aquality Forum, eventi di IKN Italy strategicamente co-located per analizzare attraverso il contributo di voci provenienti da settori diversi gli impatti inesorabili del cambiamento climatico, le modalità di mitigazione e le possibilità di adattamento per diminuirne le conseguenze.
In Italia, lo scorso anno ha registrato una crescita anomala di temperatura di 1,12°C sull’anno precedente che già era stato decisamente più caldo (+1,16°C ) rispetto al 2021. (Fonte: Fondazione CMCC). Il cambiamento climatico è un fenomeno che siamo sempre stati abituati a valutare a livello globale, ma negli ultimi anni è arrivato nelle nostre città con ondate di calore in aumento e un forte legame tra queste ultime e la qualità dell’aria/inquinamento. Inoltre, le città sono particolarmente esposte al rischio alluvioni a causa di caratteristiche geografiche e geo-idrologiche, un’urbanizzazione scarsamente controllata e la proliferazione di suoli impermeabili.
In tale contesto e con la consapevolezza che le attività umane siano le prime cause di questi cambiamenti, diventa necessario intervenire a livello di adattamento per diminuire gli impatti e relativi danni cui andiamo incontro in ogni episodio intenso.
Paola Mercogliano, Head of REMHI Research Division CMCC Foundation – Centro Europeo Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, ha introdotto i diversi scenari di evoluzione della concentrazione dei gas serra in atmosfera, i cosiddetti RCP – Representative Concentration Pathways, che portano a varie ipotesi sulle azioni umane e sulle politiche ambientali che influenzeranno le emissioni nel futuro, come RCP2.6 (“mitigazione aggressiva”, con emissioni dimezzate entro il 2050), RCP4.5 (“forte stabilizzazione” con riduzioni consistenti delle emissioni) o RCP8.5 (“nessuna mitigazione”, spesso definito “business as usual” poiché prevede una crescita delle emissioni al ritmo attuale). Su tutta l’Italia è atteso un sostanziale aumento in frequenza e intensità degli eventi climatici, specialmente per le precipitazioni intense (con incremento sia sui valori giornalieri sia dell’intensità e frequenza degli eventi estremi di precipitazione) e per le mareggiate più estreme (con un incremento in particolare nell’alto Adriatico, Mar Ligure e alto Tirreno). Il settore delle infrastrutture, oltre al turismo e all’agricoltura, è indubbiamente quello più influenzato dai cambiamenti climatici – attualmente i danni si registrano dalle esondazioni fluviali, in futuro saranno causati anche dalla siccità – che impattano anche sull’economia (più elevata è la temperatura, più i costi aumentano, basti pensare a quelli energetici) e a livello sociale.
La ricerca può supportare la pianificazione, la progettazione e la gestione dell’adattamento urbano: attraverso approcci innovativi è possibile considerare l’evoluzione dei rischi climatici a livello locale e quantificarne l’efficienza. Sarà strategico capire come cambiare la narrativa sul cambiamento climatico, il cui obiettivo sarà quello di trovare le modalità più adatte per comunicare ai diversi target group.
Le keywords per migliorare lo scenario di evoluzione sono efficientamento energetico, gestione dei rifiuti e dello spreco alimentare – il 40% del cibo al mondo viene sprecato, come evidenziato da Too Good to Go –, coinvolgimento degli stakeholder per una maggiore consapevolezza delle politiche e dei valori aziendali, limitazione delle perdite idriche (che attualmente superano il 40%) attraverso l’adozione di particolari strumenti che permettono di trattenere l’acqua, come per esempio le vasche volano, o creando le “città spugna” diminuendo la superficie del suolo asfaltato per riconvertirla in terreno piantumato.
Gli episodi anomali che si sono verificati in prevalenza negli ultimi anni hanno creato problemi anche ai gestori idrici che si sono trovati, da una parte, ad un aumento spropositato delle spese a causa dei maggiori interventi non preventivati nella pianificazione periodica, dall’altra a gestire, anno dopo anno, situazioni opposte, passando da importanti eventi di pioggia che creano surplus idrico a fenomeni siccitosi, con infrastrutture rigide, che non consentono di muoversi in modo flessibile tra una dinamica e l’latra. Acqua Novara VCO evidenzia come sia necessario far crescere la capacità organizzativa delle aziende, introducendo maggiori competenze per soddisfare le nuove sfide inevitabili, e creare infrastrutture più resilienti.
La digitalizzazione gioca un ruolo rilevante favorendo l’interconnessione e la remotizzazione dei diversi asset, e, di conseguenza, porta a una riduzione dei costi energetici nei servizi idrici e minori consumi di CO2 e petrolio.
Ma come favorire i processi di adattamento? Quale il ruolo delle istituzioni? Passare dalla consapevolezza del problema all’azione: è necessario facilitare il contesto, supportare gli attori e creare iniziative e modelli alternativi. La comunicazione (verso gli attori, stakeholders e cittadini) ricopre ora un ruolo fondamentale volto alla condivisione dei problemi per fare squadra, come evidenziato da Chef Express-Gruppo Cremonini. Tutta la filiera del servizio idrico integrato deve cambiare l’approccio culturale come evidenziato da Gruppo CAP: è necessario non solo prendere consapevolezza di essere un soggetto inquinante, ma anche dare un contributo tangibile alla riduzione delle emissioni di gas serra.
L’innovazione e la ricerca devono andare verso l’adozione di modelli circolari, con il supporto di un quadro normativo che faciliti questo modello di business che, lato servizio idrico integrato, implica la realizzazioni di nuovi impianti e, quindi, l’impegno di nuove risorse economiche, oltre a quelle previste dal PNRR, e un aumento delle tariffe per i cittadini.