Castelbuono (Palermo) – Riduzione dei rifiuti, recupero, riciclo e riuso, lotta agli sprechi, riqualificazione e rigenerazione urbana sostenibile, acquisti verdi,…. Passa di qui la cosiddetta “economia circolare” (circular economy), ma è anche tanto altro ancora. «Si tratta di un nuovo paradigma, una sfida nuova, fondata sull’innovazione tecnologica, la convenienza economica, il rispetto dell’ambiente. E parte da basi già solide e avanzate, grazie a imprese e a un sistema pubblico che ha già capito su cosa investire per il futuro del nostro sistema di sviluppo»: così evidenzia Stefano VACCARI, componente della Commissione Ambiente del Senato e relatore del Collegato ambientale, nonché della risoluzione italiana sull’economia circolare, intervenuto stamattina alla seconda giornata dell’Assemblea nazionale del Coordinamento Agende 21 locali italiane, a Castelbuono (Palermo).
Ma quali attese verso l’Europa e il Governo italiano, all’indomani dell’approvazione della risoluzione nazionale, nostro contributo al dibattito sul nuovo pacchetto europeo per la circular economy? «Ci aspettiamo coerenza e determinazione all’altezza della sfida lanciata – continua Vaccari –. Serve innanzitutto che la fase di negoziazione tra Parlamento e Commissione europea si esaurisca presto, e che il Governo italiano sia veloce nel tradurre in decreti le misure che saranno adottate».
E su questo sfondo, fin da ora – anzi, già da tempo – i governi locali e il Coordinamento Agende 21 Locali Italiane, che oggi conta oltre 400 realtà associate tra Regioni, Province, Comuni…., «hanno una responsabilità decisiva: promuovere la cultura dell’economia circolare attraverso attività di informazione, formazione, sensibilizzazione e di coinvolgimento dei portatori di interesse locali e di area» dice sempre Vaccari, che aggiunge: «Ci sono in corso esperienze pilota importanti che vedono protagonista il Coordinamento e possono essere replicate e divulgate in tutto il Paese».
Gli fa eco il presidente del Coordinamento Agende 21 locali italiane Maurizio TIRA: «Ci candidiamo volentieri a essere interlocutore istituzionale, garantendo la nostra disponibilità a fare da “collettore” per diffondere e mettere in rete le buone prassi, le tante esperienze pilota già esistenti e attive nella promozione di un’economia circolare: progetti e percorsi che funzionano e possono davvero costituire dei modelli replicabili. Il futuro passa per un nuovo ruolo di corresponsabilizzazione delle città e dei governi locali, e noi siamo pronti a dare il nostro contributo. Esortiamo le istituzioni nazionali a guardare a questo patrimonio – aggiunge Tira – e a tenerne conto nel disegno normativo, come già avvenuto per il Collegato ambientale che ci ha visti avere un ruolo propositivo e che finalmente ha fatto diventare norma alcune buone pratiche, come ad esempio i Contratti di fiume».
Tra i capisaldi della risoluzione italiana sull’economia circolare, considerare i rifiuti, urbani e industriali come nuove “miniere” per il futuro, con una prospettiva di abbandono progressivo ma veloce delle discariche. La sollecitazione da parte del Coordinamento è di tenere però lo sguardo più ampio, e allargato a tutti i suoi aspetti, costruendo una nuova visione di economia. «È necessario un vero cambio di rotta da parte del mercato, un cambiamento del sistema produttivo, e pure in questo, accanto naturalmente al compito importate delle grandi imprese, anche gli Enti locali possono giocare una funzione strategica – spiega sempre Tira –. Ogni anno in Europa oltre 250mila realtà della pubblica amministrazione spendono una cifra pari al 18% del Pil nazionale per l’acquisto di beni e servizi: basta questo dato a far immaginare il peso effettivo degli acquisti verdi della Pa (Green Public Procurement) e da qui il loro contributo fondamentale all’economia circolare».