Si è conclusa l’attività di mappatura promossa dalla coalizione Azione TerrAE per evidenziare il know-how che si sta diffondendo nella società civile in materia di agroecologia e favorire il dialogo e lo scambio di esperienze.
Milano – Stimolare la costruzione di una rete di pratiche virtuose per guidare economie del cibo eque e sostenibili, diffondere un approccio integrato e trasformativo fra gli attori chiave del sistema agroalimentare, facilitando lo scambio di esperienze, sono questi i principi ispiratori della mappatura di buone pratiche di transizione agroecologica promossa dalla coalizione Azione TerrAE, formata da 7 associazioni di cooperazione e 2 reti della società civile: ACRA, CISV, COSPE, DEAFAL, LVIA, Mani Tese, Terra Nuova, Rete Semi Rurali e Agroecology Europe.
L’iniziativa è stata realizzata nel progetto CHALLENGE – chiamata all’azione per un cambiamento agroecologico locale e nazionale promosso da nuove generazioni ecologiste, sostenuto dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo e guidato da Deafal, che affronta il tema dei cambiamenti climatici e degli impatti antropici sugli ecosistemi, attraverso un programma di iniziative che chiama all’azione cittadini e istituzioni, per un cambiamento verso un mondo più sostenibile e giusto.
In seguito alla “chiamata” rivolta a realtà italiane ed estere è stato ora possibile mappare 28 buone pratiche di transizione agroecologica provenienti da tutto il mondo.
Delle 28 pratiche, 10 sono realizzate in Italia – Lombardia, Veneto, Trentino, Emilia-Romagna, Campania, Sardegna, Basilicata – e 18 all’estero, in 15 Paesi: Croazia, Serbia, Turchia, Grecia, Portogallo, Perù, Ciad, Marocco, Kenya, eSwatini, Burkina Faso, Senegal, Benin, Guinea Bissau, Niger.
“La varietà e la diversità delle proposte conferma che la transizione agroecologica non riguarda solo organizzazioni e agenzie specializzate, ma coinvolge tutta la rete dei soggetti e delle relazioni sociali che si creano e si sviluppano intorno al cibo, in Italia come nel resto del mondo” afferma Giorgio Menchini, portavoce di Azione TerrAE.
Per la Lombardia si è contraddistinta la buona pratica “Filiera degli 11 grani” del Distretto di Economia Solidale Rurale del Parco Agricolo Sud Milano che ha presentato la sua filiera del pane, prodotta da coltivazioni biologiche di 11 varietà tradizionali di semi. Avviata dal 2010, è frutto di un percorso partecipativo che ha coinvolto agricoltori, panificatori e consumatori, permettendo di riavvicinare la campagna alla città. La pratica è generatrice di biodiversità e rappresenta un ritorno alla tradizione contadina milanese degli anni ’40, prima della rivoluzione verde che ha introdotto uniformità e monocolture.
Arriva dalla Sardegna l’esperienza di Mesa Noa, cooperativa fondata a Cagliari nel 2019 da una comunità che pratica il consumo responsabile e che ha aperto in città il primo emporio autogestito della regione. Conta oltre 400 socie e soci che gestiscono gratuitamente tutte le fasi di organizzazione e vendita. Il risparmio così generato consente di avere prodotti di qualità a prezzi competitivi e di riconoscere il giusto compenso a chi produce. I fornitori sono principalmente agricoltori e artigiani che condividono il rispetto della terra e dei cicli stagionali, la dignità del lavoro, la salute di chi lavora e di chi consuma. La cooperativa promuove sul territorio anche eventi divulgativi sull’economia circolare.
Dal Trentino, “Agroecologia in montagna”, la buona pratica presentata dall’azienda agricola La Fonte, affronta la sfida del recupero dei terreni abbandonati, che l’impresa familiare gestisce con successo grazie a un coerente approccio sistemico che spazia dall’agricoltura, all’allevamento, alla raccolta di piante spontanee, alla trasformazione e alla vendita diretta. Realizza, inoltre, attività di promozione di reti, di formazione per i giovani e di educazione all’alimentazione sana per bambini e bambine.
Dall’Africa Australe, dallo stato di eSwatini, “Contadine Protagoniste” presentata da COSPE, integra empowerment di genere e sovranità alimentare, sviluppando la capacità di risposta ai cambiamenti climatici delle comunità, attraverso approcci innovativi centrati sul recupero dei saperi e delle risorse locali. Mentre alimenta la capacità di manutenzione e gestione locale dell’agroecosistema territoriale, e l’autonomia dall’agrobusiness, promuove l’equità di genere, incrementando il potere politico e tecnico delle donne e il loro ruolo guida nelle economie locali del cibo.
Dal Burkina Faso arriva la buona pratica “Recupero delle conoscenze tradizionali della Cassa Nigricans”, presentata da ACRA: la valorizzazione di una specie locale per la produzione di biopesticidi diventa strumento importante per la trasformazione del sistema agro-alimentare, grazie alla capacità di tenere conto simultaneamente degli aspetti ambientali, socio-culturali (accesso ad alimenti sani e valorizzazione delle conoscenze tradizionali), economici (riduzione della dipendenza dai prodotti commerciali di sintesi, creazione di nuove opportunità di reddito).
Dal Perù, il progetto “Circolando in Amazzonia“, presentato da Terra Nuova, ha sviluppato un modello di economia circolare, dando priorità a quattro prodotti locali, valorizzandone l’apporto per la promozione e diffusione di diete sane, nutritive e culturalmente appropriate; aumentando le potenzialità commerciali e facendo leva sull’ecoturismo e sulla formazione di guide ambientali, per migliorare la capacità di narrazione e negoziazione della comunità sul valore e l’inviolabilità del proprio habitat.
Infine, dal Senegal la buona pratica di “Produzione biologica del fonio“, presentata da una rete locale di produttori: Réseau des acteurs de la filière fonio en agriculture biologique au Sénégal. La produzione, trasformazione e commercializzazione di una specie negletta di cereale, il fonio, legato alla tradizione delle minoranze Bedick e Bassari, diventa mezzo per promuovere economie del cibo radicate nel contesto locale, con una forte attenzione al ruolo delle donne, alla biodiversità e alla gestione e uso delle sementi.