L’inquinamento acustico costituisce uno dei fattori che incide sui livelli di qualità della popolazione, in particolar modo in ambito urbano, dove i livelli di rumore riscontrabili sono spesso elevati a causa della presenza di numerose fonti quali: infrastrutture di trasporti, attività produttive e commerciali, luoghi di intrattenimento e altre sorgenti sonore che, pur essendo temporanee, come cantieri e manifestazioni musicali all’aperto, incidono sui livelli della vita generali.
Negli ultimi quindici anni, nell’ambito della Comunità Europea, si è assistito a una diminuzione di livelli di rumore più elevati nelle zone a più alto rischio, “zone nere”, ma al contempo si è però verificato un ampliamento delle zone con differenti livelli di attenzione ,“zone grigie”, che ha provocato un aumento della popolazione esposta, annullando le conseguenze positive della prima tendenza.
Alcuni studi evidenziano che il 20% della popolazione europea è esposta a rumori diurni continui, causati prevalentemente dal traffico, che superano il livello considerato come limite di tollerabilità “per gli individui”, 65 db(A). Un altro 40% è esposto a livelli di rumore compresi tra 55 e 65 decibel, intervallo considerata come “valore di attenzione”, in corrispondenza del quale si possono manifestare seri disturbi nel periodo diurno. Circa il 25% della popolazione dell’UE è soggetta ad un peggioramento della qualità della vita a causa dell’annoyonce e una percentuale compresa tra il 5% e il 15% ha sani disturbi del sonno per via del rumore.
Il quadro legislativo nazionale prevede una normativa generale, che regolamenta qualsiasi attività rumorosa, e una pianificazione territoriale e urbanistica che deve tener conto del clima acustico delle aree urbane.
La legislazione italiana relativa all’inquinamento acustico ha fatto chiarezza con il DPCM del 1° marzo 1991, in cui vengono fissati i “Limiti massimi di esposizione al rumore negli ambienti abitativi e nell’ambiente esterno”. Si tratta di un provvedimento programmatico, in quanto stabilisce la suddivisione dei territori comunali in relazione alla destinazione d’uso, l’individuazione dei valori limite di rumorosità per ciascun area, la previsione dei piani di risanamento acustico dei Comuni, da avviare entro un anno, ed i piani di risanamento delle aziende, da presentare entro sei mesi, ed inoltre il piano regionale dell’inquinamento acustico.
Al fine della determinazione dei massimi livelli sonori equivalenti, i comuni adottano la classificazione in zone come riportato, specificando le diverse aree di seguito: Classe I – “Aree particolarmente protette”, Classe II – “Aree destinate ad uso prevalentemente residenziale”, Classe III – “Aree di tipo misto”, Classe IV – “Aree di intensa attività umana, Classe V – “Aree prevalentemente industriali” e Classe VI –
“ Aree esclusivamente industriali”.
Un altro passo fondamentale in materia di rumore è dettato dalla Legge Quadro sull’inquinamento acustico (legge 447/95), che illustra i principi fondamentali in materia di tutela dell’ambiente esterno e dell’ambiente abitativo, definendo le linee di intervento sul piano della prevenzione e del risanamento.
Oggi giorno il progresso e lo sviluppo delle aree urbane, con l’aumento delle infrastrutture stradali ed il conseguente rumore da traffico veicolare, il sorgere di nuove attività ed il moltiplicarsi degli edifici, determinano una condizione continua di inquinamento acustico, spesso al di là delle soglie di sicurezza. Tutto ciò influisce negativamente sulla qualità della vita e sulla vivibilità delle aree urbane interessate dai livelli di rumore più elevati, determinando un danno anche in natura economica che può essere limitato solo per mezzo di adeguate politiche di risanamento ambientale.
I costi dell’inquinamento acustico possono essere distinti in costi di prevenzione e di intervento , che sono sostenuti per ridurre il livello del rumore e riportarlo nei limiti consentiti, e costi sociali che ricadono sulla popolazione in mancanza di adeguate politiche di intervento da parte delle autorità.
Basti pensare che in capitanata, solo alcuni comuni hanno il piano di zonizzazione acustico: San Severo, Manfredonia e Cerignola.
Appare evidente dire che chi si scandalizza è sempre banale ma, aggiungo, è anche sempre male informato.
Orazio Buonamico