“La strategia del CMCC risponde allo stato attuale della scienza e della società oggi e coincide con quella direzione su cui i risultati della COP28 imprimono negoziati un’urgenza sempre maggiore”. Il Direttore Scientifico del CMCC Giulio Boccaletti commenta l’esito della COP28 a Dubai, dove i nostri scienziati sono stati coinvolti in numerose discussioni su vari temi – dalle strategie di adattamento a quelle di loss & damage, dall’uso del suolo all’interfaccia tra scienza e politica. La crescente necessità di una conoscenza scientifica integrata, l’intreccio tra il sistema climatico e i sistemi socioeconomici, l’integrazione sempre più stretta di adattamento e mitigazione, le opportunità derivanti da machine learning e dall’uso dei dati climatici: i punti che emergono dalla COP28 sono al centro della strategia del CMCC.
Nella mattina di mercoledì 13 dicembre 2023, la COP28 si è ufficialmente conclusa. La Conferenza delle Parti della UNFCCC – la conferenza sul clima più grande al mondo – ha riunito esperti climatici globali, decisori politici e attivisti a Dubai per quasi due settimane.
La chiusura dei negoziati sul clima è slittata di un giorno a causa delle difficoltà nel trovare un accordo su un testo finale tra tutte le parti coinvolte. Che sia considerata una vittoria o una mancata opportunità, la COP28 rappresenta senza dubbio una pietra miliare nella storia moderna dei cambiamenti climatici e nel futuro dell’umanità.
“Ci sono tre elementi importanti in questa COP”, afferma il Direttore Scientifico del CMCC Giulio Boccaletti. “Il primo è il riconoscimento formale che dobbiamo allontanarci dai combustibili fossili. Molte persone avrebbero gradito un linguaggio più deciso, naturalmente, ma è comunque un passo avanti verso una comprensione condivisa di come potrebbe essere il nostro futuro.”
Il testo finale, approvato dalle parti, invita ad “allontanarsi dai combustibili fossili nei sistemi energetici, in modo giusto, ordinato ed equo“.
“Il secondo elemento è l’ulteriore inclusione dell’adattamento come focus crescente per le risorse e l’influenza della comunità internazionale”, commenta Boccaletti, notando che la sicurezza e la gestione dell’acqua, in particolare, sono ora più riconosciute rispetto al passato.
“Il terzo elemento non è contenuto nell’accordo ma è rappresentato dal continuo coinvolgimento della società civile e del settore privato”, nota Boccaletti. “Il progresso sui mercati volontari del carbonio, ad esempio, è stato significativo, con una spinta a razionalizzare regole e standard, e un impegno a rafforzare il finanziamento delle soluzioni basate sulla natura.”
Il CMCC ha avuto un importante ruolo durante la COP28, fornendo supporto scientifico ai negoziati climatici e partecipando attivamente a vari eventi nel programma internazionale, dimostrando l’ampiezza e la profondità del lavoro della Fondazione e la sua rilevanza nell’attuale panorama della ricerca sul clima. Durante la COP, abbiamo pubblicato commenti quotidiani degli esperti del CMCC, con focus su molti degli argomenti che sono stati al centro della conferenza UNFCCC a Dubai, e che sono cruciali per affrontare la transizione verso un mondo che sia in grado di affrontare con successo le sfide legate ai cambiamenti climatici.
“La COP e le discussioni che ne sono scaturite confermano la direzione strategica che abbiamo preso”, afferma Boccaletti. “Innanzitutto, è chiaro che ci troviamo in un mondo diverso da quello che abitavamo fino a solo pochi anni fa. Le condizioni materiali stanno cambiando in modo tale da superare le caratteristiche con sui sono state progettate infrastrutture e istituzioni con cui anche le nazioni più avanzate si erano emancipate dalla variabilità del sistema climatico nel corso del XX secolo. Dobbiamo ora mettere l’adattamento al centro delle preoccupazioni di tutte le nazioni, insieme alla mitigazione.”
Inoltre, secondo Boccaletti, questa trasformazione richiede un’integrazione dei modelli del sistema terrestre, degli impatti e dell’economia, ancora da scoprire. “Questo significa anche che un focus sui prossimi 30 anni, la scala temporale su cui vengono valutati gli investimenti infrastrutturali e le politiche di sviluppo, diventa la finestra predominante per gran parte delle nostre ricerche”, afferma. In questi intervalli di tempo, gli scenari di emissioni a lungo termine non producono risultati sostanzialmente diversi, mentre le dinamiche temporali dei fenomeni climatici e la loro interazione con la società contano molto di più.
“Il nostro focus strategico è infatti su quella scala temporale e sull’integrazione dei componenti dei modelli in una catena modellistica affidabile al servizio della previsione degli impatti su tutta l’economia e della ridefinizione delle coste globali”, spiega Boccaletti.
Secondo il direttore scientifico del CMCC, questo cambiamento di paradigma verso un approccio integrato richiede nuovi strumenti capaci di esplorare senza soluzione di continuità i fenomeni a diverse scale, sia per i processi naturali che per quelli umani. Qui è dove la rivoluzione del machine learning e un’eccezionale disponibilità di dati planetari offrono l’opportunità di ripensare a come affrontiamo alcuni dei problemi più intricati tra i diversi campi.
“Il focus trasversale del CMCC sul machine learning e sulle osservazioni della Terra è proprio mirato a esplorare questa questione”, aggiunge. “Infine, sebbene ci siano stati progressi sulla mitigazione, non sono sufficienti.”
Se l’economia globale deve superare i suoi obiettivi sul carbonio, dovremo capire non solo come mitigare le emissioni, ma anche come assorbire l’eccesso. “Per questo, dovremo integrare la gestione naturale e quella industriale del carbonio – afferma Boccaletti – insieme alla previsione degli impatti e alla ridefinizione della frontiera delle coste globali: questa integrazione è il terzo tema strategico per il CMCC.”
In questa prospettiva, la strategia del CMCC è una chiara risposta allo stato della scienza e della società oggi, e gli esiti della COP28 confermano quella direzione e imprimono su di essa un’urgenza sempre maggiore.
“Naturalmente, c’è sempre il rischio che tutto ciò rimanga sulla carta – conclude Boccaletti – e che gli obiettivi temporali siano troppo lontani per contare, ma il continuo coinvolgimento degli attori non statali suggerisce che la transizione, sebbene richieda ancora molto lavoro e sforzo, è irreversibile.”