Ieri 18 marzo sarebbe scaduta l’iniziativa per il grano del Mar Nero, l’accordo firmato da Russia, Ucraina, Turchia e Nazioni Unite per consentire l’esportazione del grano ucraino nonostante la guerra. L’accordo, firmato il 22 luglio 2022 a Istanbul e valido fino al 18 marzo 2023, è stato prorogato per un periodo di 60 giorni, la metà rispetto alla precedente estensione di 120 giorni.
“Si tratta di un’iniziativa importante, che nell’immediato ha contribuito a rallentare l’aumento dei prezzi del grano sui mercati internazionali, ma che nel corso dei mesi ha mostrato tutta la sua fragilità ed è stata più volte oggetto di controversie diplomatiche – dichiara Simone Garroni, Direttore di Azione contro la Fame in Italia e aggiunge – le conseguenze in termini di dinamiche inflattive e di iniqua distribuzione della produzione alimentare a livello globale, sono particolarmente avvertite dai Paesi più poveri, eppure, dalla firma dell’accordo, i Paesi più ricchi si sono accaparrati oltre il 60% del grano che ha lasciato l’Ucraina, mentre al Programma Alimentare Mondiale è andato solo l’8%”.
A distanza di un anno, l’aumento dei prezzi internazionali e le sue conseguenze si sono attenuate, i prezzi dei prodotti alimentari di base sono tornati ai livelli prebellici o sono addirittura diminuiti rispetto al 2021, dimostrando che la volatilità dei prezzi internazionali può avere molteplici cause ed essere oggetto di notevoli speculazioni.
“Attribuire l’instabilità dei mercati alimentari esclusivamente al conflitto in Ucraina sarebbe quindi una comoda scorciatoia per spiegare l’aumento dei prezzi, la riduzione della disponibilità di cibo in tutto il mondo e i conseguenti livelli di insicurezza alimentare – continua Garroni e specifica – occorre essere consapevoli che la fame è un’emergenza legata a cause molteplici e sistemiche. Per combattere l’insicurezza alimentare globale, è necessario a breve termine rafforzare i meccanismi esistenti di prevenzione delle carestie e a lungo termine trasformare i nostri sistemi alimentari. La guerra in Ucraina non è la causa delle attuali e future crisi alimentari nel mondo. Queste sono il risultato di una molteplicità di fattori, quali crisi economiche e sociali, crisi sanitarie, conflitti, problemi di governance, sistemi alimentari non sostenibili, sconvolgimenti climatici ed eventi meteorologici estremi. Ed è su questi che la comunità internazionale è chiamata ad intervenire”.