Secondo le stime di Coldiretti, ammontano a 4 miliardi i consumi di prodotti alimentari di origine italiana negli Usa, con un aumento del 6% nel 2017. Attualmente gli Stati Uniti sono al terzo posto tra i principali acquirenti di alimenti Made in Italy, dopo Germania e Francia. Gli USA sono dunque un enorme bacino di possibilità per l’export delle aziende food italiane, ma quali sono gli elementi da tenere in considerazione per esportare negli Stati Uniti? DHL Global Forwarding propone un vademecum con le informazioni più importanti da considerare.
Registrazione alla FDA e notifica delle spedizioni
Dal 12 dicembre 2013 tutte le aziende, anche straniere, che producono, trattano, confezionano e detengono alimenti destinati al consumo da parte di persone o animali negli USA devono registrarsi presso la Food and Drug Administration (FDA), l’agenzia governativa degli Stati Uniti incaricata di emanare le norme che regolano la vendita dei prodotti alimentari sul territorio americano, e notificare ogni spedizione effettuata negli Stati Uniti, per ottenere il cosiddetto “numero FDA”. Il mancato rispetto di tali regole può portare a conseguenze pesanti, tra cui l’interdizione per l’azienda di esportare prodotti negli Stati Uniti: si viene inseriti nella cosiddetta Black List.
La notifica anticipata (Importer Security Filing – ISF) di ogni spedizione di prodotti alimentari destinati al mercato USA deve essere effettuata all’FDA tramite mezzo elettronico o via telefono, non prima di 5 giorni dall’arrivo della merce e almeno 24 ore prima che parta dall’Italia. La notifica deve contenere il codice completo FDA del prodotto; il nome comune o di mercato; il marchio o nome commerciale; la quantità descritta dalla confezione più piccola al container più grande; i codici di lotto o altri elementi di identificazione. Se la notifica non viene accettata, la spedizione rimane ferma al porto d’arrivo.
Nuovo regolamento sul controllo preventivo
Le recenti norme introdotte dal Food Safety Modernization Act (FSMA) prevedono nuovi obblighi per le imprese che esportano negli Stati Uniti e rafforzano i controlli sugli alimenti da parte della FDA. Da settembre 2016, per commercializzare prodotti alimentari trasformati nel mercato statunitense, tutte le aziende registrate alla FDA (attualmente circa 10.300 operatori italiani), dovranno adeguarsi alle novità legislative nel caso in cui esportino in USA, che obbligano tutti gli operatori del settore alimentare che producono prodotti destinati al mercato statunitense ad adottare un sistema di gestione della sicurezza alimentare rispondente a Preventive controls e Standards for produce safety.
I Preventive Controls for Human Food prevedono che l’azienda adotti un sistema di procedure di controllo preventivo, basate sull’analisi del rischio, H.A.R.P.C. – Hazard Analisys and Risk Based Preventive Controls – che dovranno andare ad integrare il Piano H.A.C.C.P. Per gestire queste procedure l’azienda dovrà formare un Preventive Controls Qualified Individual (PCQI) tramite un corso di 3 giorni tenuto da un Lead Instructor qualificato dalla FSPCA (Food Safety Preventive Controls Alliance). Ad ogni attestato corrisponderà un codice identificativo del PCQI, tale figura può essere anche un consulente esterno qualificato designato dall’ azienda, il cosiddetto “FDA Agent”.
Attenzione alle etichette e alla tabella nutrizionale
L’etichettatura degli alimenti è richiesta per la maggior parte degli alimenti confezionati, come pane, cereali, cibi in scatola e surgelati, snack, dessert, bevande. Deve contenere l’identità della merce, il peso netto, gli ingredienti, il nome e l’indirizzo del produttore e dell’importatore. La tabella dei valori nutrizionali (Nutrition Labels) sta assumendo sempre maggiore importanza per evidenziare la presenza di elementi nutritivi benefici e dannosi all’interno dei prodotti, con aggiornamenti effettuati dall’FDA per garantire ai consumatori l’accesso alle informazioni di cui hanno bisogno per prendere decisioni informate sugli alimenti che mangiano.
La FDA richiede che tali informazioni siano contenute in un riquadro con cornice di colore nero o altro colore stampato su sfondo bianco e stabilisce le misure precise che dovrà avere il dettaglio rispetto alla superficie totale dell’involucro che contiene il prodotto alimentare.
Alimenti che richiedono attenzioni particolari
- Formaggio – L’importazione del prodotto caseario è contingentata e soggetta a quote e licenze imposte dallo U.S. Department of Agriculture (USDA) e consentita solo ad operatori muniti di licenza speciale; è inoltre richiesto il certificato di origine. I prodotti caseari ottenuti con latte non pastorizzato potrebbero essere soggetti a restrizione all’importazione per motivi di carattere sanitario.
- Carne – La carne importata negli Stati Uniti deve essere prodotta sotto standard equivalenti a quelli previsti per il prodotto nazionale per quanto concerne sicurezza, igiene e accuratezza dell’etichettatura e del confezionamento. Carni e pollame devono essere sottoposti a specifiche ispezioni da parte del servizio veterinario locale prima di poter essere ammessi negli Stati Uniti.
- Insaccati – L’importazione in territorio statunitense è subordinata al riconoscimento dello stabilimento di produzione da parte della competente autorità americana. In ogni caso è possibile esportare solo prosciutti che siano stati sottoposti ad un periodo di stagionatura non inferiore a 400 giorni, oppure sottoposti a cottura (prosciutto cotto, mortadella) o sterilizzazione (cotechino). Non è possibile esportare bresaola per ragioni sanitarie. È inoltre richiesto il certificato di origine ed il bollo sanitario.
- Latte – Il latte, oltre ad una apposita autorizzazione della FDA, richiede anche un esame da parte della dogana statunitense, poiché la sua importazione è gestita in maniera congiunta con lo USDA, applicando le ulteriori disposizioni previste dall’ Import Milk Act.
- Ortofrutta – Alcuni prodotti agricoli, tra cui avocado, mango, arance, pompelmi, pomodori freschi, datteri lavorati, noci e nocciole, peperoni verdi, olive in scatola, cetrioli, melanzane, cipolle seccate, uvette, prugne secche, vengono sottoposti ad un’ispezione al termine della quale viene rilasciato un certificato di controllo da parte dell’ Agricultural Marketing Service attestante la loro conformità alle norme previste per i prodotti importati in tema di qualità, dimensioni, grado di maturazione e tipologia.
- Pasta – Per l’esportazione della pasta occorre considerare che in alcuni Stati USA come la California, il Connecticut, la Florida e l’Oregon è obbligatorio arricchire il prodotto con vitamine.
- Castagne – Le castagne spedite negli USA, per preservare la qualità del prodotto, devono essere sottoposte ad un processo di fumigazione antiparassitario: un procedimento che utilizza prodotti non nocivi per la salute umana e che preserva tutte le qualità organolettiche della castagna.
- Per altri prodotti, tipicamente i conservati sottovuoti, è necessario attuare una procedura di registrazione aziendale e di autorizzazione preventiva all’importazione nota con le sigle FCE / SID.