Essere ottimisti, oggi, è sintomo di sfuggente responsabilità. Anzi, secondo l’espressione colorita scelta da Oscar Farinetti, patron di Eataly e ospite insieme a Carlin Petrini – Slow Food di Peppe Zullo a Orsara di Puglia, per il sedicesimo “Appuntamento con la Daunia”: “Dirsi ottimisti, oggi, è essere stupidi”.
Tante sono le testimonianze sconfortanti, continuamente avvolte dalla quotidiana disperazione. Dall’incontenibilità dei disastri ambientali sul pianeta, alla cappa incombente della catastrofe finanziaria; dalla deludente e latitante iniziativa governativa, alla devastante relativizzazione etica e morale della società.
Ma poi, “travolto dall’entusiasmo creativo di Peppe Zullo”, che ha acceso col suo sorriso contagioso alcune serate Eataly a Torino, “arrivo qui, in questo angolo dell’Antica Daunia (Daunia Vetus ndr)”, dice ammirato Oscar Farinetti, che sembra il fratello maggiore di Peppe, “e resto esterrefatto da come il seme dell’incredibile, con tenacia e pervicacia contadina, riesca a dare frutti così straordinari”. E indica l’abbraccio naturale di Villa Jamele e Piano Paradiso, che fanno da cornice suggestiva alla grande sala “trasparente”, che accoglie i numerosissimi convenuti.
L’occasione è “ghiotta”, si celebrano i 150 anni dell’Unità d’Italia, i 25 anni di Slow Food e i 25 anni di attività di Peppe Zullo all’insegna di “Terra. Storia. Rispetto”, valori su cui costruire il futuro del cibo italiano, per promuovere la consapevolezza “del mangiar sano, per crescere meglio: tutti”. Sarà il liet motiv di una fredda e autunnale giornata subappenninica, presto riscaldata dalla presenza di tante eccellenze.
“Carlin, Oscar e Peppe”: la mente, la rete e lo spirito dei cuochi contadini. E’ l’icona nitida che sintetizza la medesima filosofia alimentare di qualità, declinata magistralmente da questi profeti dell’alimentazione “buona, pulita e giusta”. Lungo la rotta indicata da Petrini di una “Produzione di cibo raccontata”, dove l’invito ai tempi lunghi del gustare, assaporare, maturare, profumare, condividere ed apprezzare, della chiocciola di Slow Food, diventa rivoluzione popolare e rivendicativa del diritto “di tutti” a vivere meglio.
Un’ambizione legittima che non può che passare attraverso un sano “ritorno alla terra”. Un lento, ma intenso, processo di rigenerazione che riconosca ai contadini ed ai produttori adeguata valorizzazione e relativo compenso per il loro prezioso lavoro. Troppo spesso funzionale ad interessi meramente quantitativi di filiere multinazionali distributive e/o industriali.
Un’azione individuale “da formica”, per contenere e razionalizzare l’eccesso di spreco che travolge la quotidianità di “frigoriferi colmi di cibo che ha perso valore, ma che non cala di prezzo”, destinato rapidamente ad essere buttato, con grave incidenza sulla produzione di rifiuti indifferenziati e sulla proliferazione dei loro costi di raccolta e di smaltimento. In pratica, esorta ancora Carlin Petrini, l’applicazione di nuovi paradigmi, per far fronte al disordine galoppante di una vera e propria “crisi entropica”, che al tempo stesso è finanziaria, ambientale ed energetica.
Un auspicio salutato con bucolica sorpresa dall’arrivo festoso e vivace di una sorta di “onda caprina”, che ha attraversato i prati e i “giardini dei sapori perduti” di Villa Jamele spinta da Michele: il pastore diventato protagonista della giornata. Per il quale bisogna che ci si impegni tutti affinché il suo ottimo formaggio venga pagato per quel che vale, ma soprattutto per aiutarlo ad individuare e recuperare validi argomenti utili a restituire fascino ed interesse alla prospettiva agro-alimentare, per il ritorno alla terra di suo figlio!
di Antonio V. Gelormini