Lo avevamo anticipato quando, a novembre, abbiamo lanciato il dossier “aperto” FORUM PA nella rete. Abbiamo scelto di costruire il tema del prossimo FORUM PA (dal 9 a 12 maggio 2011) insieme a chi ci segue on line e nei molti eventi che presidiamo sul territorio.
Si è venuto a formare, quindi nel corso degli ultimi due mesi un vero e proprio dossier fatto da 5 articoli principali, che riportano le nostre tesi rispetto al tema del “governare con la rete”, dai molti commenti e contributi che abbiamo ricevuto e, infine dai risultati del Panel PA che abbiamo lanciato durante il periodo natalizio.
Qui sotto trovate proprio questi ultimi, l’ultimo tassello di questo percorso che ritroveremo al centro della manifestazione di Maggio.
L’ipotesi da cui è partita l’indagine è che nella “rete” si trovi anche un nuovo paradigma di azione per la PA a condizione però che sia compiuta la transizione fondamentale, dal “castello alla rete” appunto. A corredo di questa ipotesi principale abbiamo messo 4 tesi, che abbiamo sottopoto al giudizio della nostro Panel per verificare insieme quanto la PA è pronta a governare con la rete e, quindi, quanto queste premesse teoriche trovino anche un fondamento empirico.
Le tesi di fondo sono:
- La crescita dei beni relazionali e del capitale sociale è un fattore chiave per lo sviluppo, inteso come aumento della libertà positiva (nel senso di abilitare le “capabilities” dei cittadini) e, quindi, della qualità della vita e, in una parola, della felicità;
- Le potenzialità della società della conoscenza e del lavoro collaborativo in rete, e quindi dell’innovazione tecnologica, possono essere determinanti per questa crescita sia per le potenzialità che esse hanno, sia per l’enfasi sulla relazionalità che in questo momento le caratterizza, ma tale ruolo deve essere promosso dal government (politica +amministrazione) attraverso regole chiare e trasparenti, investimenti infrastrutturali e incentivi adeguati;
- La “mano pubblica”, se per definizione non può creare dal nulla né innovazione tecnologica né beni relazionali, può e deve costruire l’ambiente favorevole perché questi si sviluppino e diano i loro effetti virtuosi;
- Il government, infine, non può svolgere questo compito da solo, ma che per creare le condizioni per lo sviluppo della economia di rete deve, a sua volta, lavorare ed essere in rete con le imprese, con i cittadini, con le reti sociali del volontariato e del terzo settore.
I risultati:
Cittadino come risorsa – Il primo dato riguarda gli ostacoli che impediscono l’affermarsi di un modello di pubblica amministrazione “sostenuta” dai cittadini. Il panel ha risposto in maniera molto compatta e abbastanza trasversale sia per età che per settore di appartenenza. Per l’88% degli intervistati, le cause sono da ritrovarsi in fattori interni all’impostazione attuale della PA. Per il 39% manca una cultura della partecipazione, in una pa che vede ancora il cittadino come destinatario di servizi e portatore di bisogni, piuttosto che come risorsa da coinvolgere nel government. Il 27 sostiene che mancano strumenti per la partecipazione, mentre per il 22% la PA non ha competenze adatte al proprio interno. In questo ritardo, invece i cittadini hanno una colpa marginale (solo il 6% li indica come causa).
Open government – I fattori interni alla PA rimangono l’ostacolo maggiore anche quando andiamo ad analizzare la capacità delle amministrazioni di coinvolgere la cittadinanza per migliorare l’erogazione dei propri servizi (open government). In questo caso cultura e strumenti si sono, però invertiti i ruoli. La mancanza degli strumenti è la causa principale per il 35% degli intervistati, mentre la mancanza di cultura lo è per il 27%. Rispetto alla domanda precedente aumenta il peso di quanti individuano come causa principale la mancanza di competenze (28%).
Interessante la segmentazione delle risposte per settore di lavoro. Operatori pubblici e operatori privati, infatti, su questi temi hanno percezioni divergenti: nel privato il principale ostacolo al modello dell’open government è nella cultura della PA ancora legata a vecchi modelli.
Nel pubblico sono piuttosto strumenti operativi e normativi e competenze che impediscono alla PA di evolvere verso un modello a rete nella erogazione di servizi.
Governare i processi – Nella logica della rete il manager passa da esser vogatore ad esser timoniere snellendo le strutture interne e irrobustendole facendo arrivare competenza, specializzazione e flessibilità dall’esterno. Questo nella PA ancora non accade per un problema di competenze (40% delle risposte). Inoltre la dirigenza sembra ancora troppo legata alla cultura della conformità della procedura invece di essere orientata alla definizione e raggiungimento di obiettivi (26%).
Governare CON la rete – La rete non è solo uno strumento, ma la metafora di un diverso modello organizzativo che la “rete” stessa ha reso possibile. Ma, per quanto l’innovazione tecnologica spinga verso un modello di PA a rete, cultura, strumenti organizzativi e regole sono ancora quelli del “castello”. La cultura del campanile (36%) e la tendenza a introdurre procedure piuttosto che definire indirizzi comuni per la cooperazione (38%) impediscono alla PA di evolvere verso la rete, vanificando in gran parte ciò che la tecnologia rende possibile. Sia chi opera nella PA sia chi opera nel privato identifica allo stesso modo le problematiche: normare piuttosto che standardizzare, preservare le proprie sfere di competenza piuttosto che cooperare verso obiettivi comuni e, in particolare per gli operatori pubblici, un quadro regolatorio che ripete il modello dell’arcipelago di isole non comunicanti piuttosto che disegnare la rete delle PA, sono i pesi che tengono la PA ancorata al “castello”.
Scarica il report integrale dell’Indagine
N.B per scaricare il report occorre essere iscritti alla community di FORUM PA
“Governare con la rete! Indagine sugli ostacoli al cambiamento della PA” – Dicembre 2010, realizzata da FORUM PA.