E’ quasi un rito, quello di fine anno o di inizio anno, bisogna scrivere un articolo che parli dell’anno che se ne è andato come il peggiore degli anni e del prossimo come un anno migliore, salvo poi trovarsi il 31 dicembre dell’anno prossimo a fare la stessa cosa.
Quest’anno, molto brevemente, proverò a non seguire questo rito e a parlare del prossimo partendo da alcune considerazioni.
Nel 2010 nessuno ci pare abbia fatto, o abbia potuto fare, salti di gioia. Si è parlato spesso di timidi segnali di ripresa dell’economia, ma, appunto, la parola “timidi” ci fa capire quanto sia pressoché nulla questa ripresa.
Quello che è certo che Grecia e Irlanda sono state, per il momento, salvate dalla bancarotta e che si teme il peggio per Portogallo e Spagna e qualcuno, pur facendo i dovuti scongiuri, parla anche del nostro Paese.
Ma cosa si è salvato. Si sono salvate le banche e il sistema finanziario. Sicuramente un’azione necessaria e non evitabile, ma a quale prezzo ?
Le condizioni di vita di tutte le famiglie nella zona Euro sono peggiorate e la ripresa di cui tanto si parla non è assolutamente visibile nelle tasche degli Europei.
E che dire dell’Italia ? Le leggi e le delibere di bilancio dello Stato, a partire da quello centrale per finire a regioni e comuni non prevedono altro per il 2011 che “lacrime e sangue” per gli italiani e una marea in meno di servizi al cittadino.
Chiudono gli ospedali, chiudono i servizi di vario genere, i trasporti sono sempre meno confortevoli e sempre più costosi, il supporto allo sviluppo e quello alle famiglie è inesistente.
Buon anno quindi per che cosa ? Certamente questa sera e domani, primo dell’anno, prevarrà in tutti, anche in chi scrive, una certa dose di felicità legata alla voglia di stare in famiglia e di condividere con amici e parenti dei momenti di spensieratezza.
Sarà però felicità effimera. Quello che Tremonti ci ha preparato è un anno nero nel quale si dovrà lavorare e risanare il debito e sperare che a ciascuna impresa e a ciascuna famiglia non capitino imprevisti sempre che, come tutti ci assicurano, il sistema Italia tenga.
Affrontiamo quindi questo capodanno incrociando le dita cercando di narcotizzare i nostri pensieri e le nostre preoccupazioni facendo un po’ come Rossella O’Hara in Via col vento dicendo: “Domani è un altro giorno”.
di Michele Dell’Edera