Il protagonista del film, Sasha, (Silvio Muccino) ha venticinque anni ed ha avuto un’infanzia difficile. E’ da poco uscito da una comunità di recupero per tossicodipendenti. Ha voglia di riscattarsi, di innamorarsi. Benedetta, la dolce ragazzina conosciuta durante l’infanzia, rappresenta la sua “seconda possibilità”. Peccato che anche lei si sia persa in una vita dissoluta e piena di eccessi. Ed è per caso che Sasha incontra per caso Nicole, una psicoanalista sui quaranta anni, sposata senza figli, annoiata, perseguitata dai sensi di colpa per la morte di un suo giovane paziente. Tra i due nasce una tenera amicizia. La donna, appartenente alla borghesia romana, lascia che il giovane Sasha entri nella sua vita, travolgendola con le sue vicissitudini. “Non esiste una donna che non possa essere conquistata” , dice Nicole a Sasha, quando lui, con fare ingenuo, le chiede consigli su come conquistare la bella e ricca Benedetta. Ma Sasha ricade ben presto nel vizio del gioco e con Benedetta torna a perdersi in una vita di eccessi e sostanze stupefacenti. Perde anche il suo unico punto di riferimento, lo zio, che ricaduto nella droga, decide di farla finita. Ben presto- anche con l’aiuto di Nicole- si rende conto che è non questa la vita che vorrebbe vivere, e così lascia Benedetta. Quando si ritroveranno, Nicole e Sasha decideranno di vivere la loro storia d’amore. L’esordio di Silvio Muccino come regista convince, le scene sono curate nei particolari. A tratti fosche, come la storia che Muccino racconta con abile maestria. Forse l’epilogo è scontato, prevedibile, ma l’immedesimazione nei personaggi creati da Muccino è facile. In Sasha ritroviamo tutti l’amico fragile, la ragazza che si è persa in una vita che non è la sua, noi stessi che per un motivo qualunque abbiamo sbagliato e cerchiamo un’altra chance nella vita. Muccino ripone la sua speranza nell’amore, un sentimento forte che vince i pregiudizi di classe e di età. Nicole (impersonata dall’attrice spagnola Aitana Sanchez- Gijon) è forse per Sasha quella mamma che lui non ha mai avuto, e Benedetta (una brava Carolina Crescentini) il ricordo di un’infanzia mai vissuta veramente. Aleggia nel film l’ombra scura della droga e dei suoi squallidi eccessi, ma si avverte anche un forte anelito alla vita, all’amore, ad uscire dagli schemi.
Davvero un esordio riuscito, per un giovane che dovrà continuamente mostrare di meritare il successo, visto il cognome che si ritrova.
Cristiana Lenoci – Capitanata.it