- Negli ultimi 40 anni sono state dichiarate solo quattro carestie: Sud Sudan (2017); Somalia (2011); Corea del Nord (1995) ed Etiopia (1984).
- In alcune zone del Sudan, la popolazione riceve poca o nessuna assistenza, soprattutto a causa degli ostacoli che le organizzazioni umanitarie incontrano nel fornire aiuti.
- I prodotti di base non raggiungono i mercati e le persone non hanno più scorte dopo tanti mesi di conflitto in Sudan.
Le Nazioni Unite hanno pubblicato il rapporto sulla Classificazione Integrata delle Fasi di sicurezza alimentare (IPC) per il Sudan, secondo il quale in alcune zone del Paese sono presenti condizioni di carestia. Milioni di persone devono far fronte a un’estrema carenza di cibo e di risorse di base. Il rapporto è stato redatto dalle Nazioni Unite, dai governi e dalle organizzazioni non governative, tra cui Azione contro la Fame che opera in Sudan dal 2018.
Il rapporto delle Nazioni Unite conferma l’esistenza di queste condizioni di carestia, soprattutto nel Darfur Settentrionale, e in particolare nel campo di Zamzam per sfollati interni (IDP) vicino alla città di El Fasher. Zamzam è uno dei più grandi campi per sfollati interni del Sudan, con una popolazione stimata di almeno mezzo milione di persone.
“Le persone che soffrono la carestia sono sull’orlo della morte”, afferma Hélène Pasquier, esperta di sicurezza alimentare di Azione contro la Fame. Pasquier spiega che “a Zamzam, la gente non riceve assistenza alimentare da aprile, soprattutto a causa dell’accesso negato alle organizzazioni umanitarie. I prodotti di base non raggiungono i mercati e la gente non ha più scorte dopo tanti mesi di conflitto. Nel frattempo, i prezzi continuano a salire e la gente non ha accesso a banche o contanti. I servizi sanitari a Zamzam sono praticamente inesistenti. La situazione è estremamente preoccupante da troppo tempo”.
La carestia è la forma peggiore della fame. A questo livello di insicurezza alimentare, anche dopo aver utilizzato tutte le strategie di adattamento, le persone colpite devono affrontare una carenza alimentare estrema, che può portare alla morte. La dichiarazione di oggi è, o dovrebbe essere, un punto di svolta, poiché negli ultimi decenni ci sono state solo quattro dichiarazioni di carestia: Sud Sudan (2017); Somalia (2011); Corea del Nord (1995) ed Etiopia (1984).
“Azione contro la Fame ha avvertito della gravità della situazione fin dall’inizio del conflitto, nell’aprile 2023. Tuttavia, è ancora possibile agire per evitare che la catastrofe diventi ancora più grave“, dichiara Paloma Martín de Miguel, responsabile delle operazioni per l’Africa occidentale di Azione contro la Fame. “Il livello di violenza in Sudan è estremo. Nell’area di El Fasher, il conflitto ha fatto sì che, oltre a Zamzam, altri campi per sfollati, dove le persone sono particolarmente vulnerabili ed esposte alla violenza, siano a rischio di carestia“, aggiunge de Miguel.
Inoltre, i dati dell’IPC mostrano che anche gli Stati del Darfur Orientale, Occidentale, Centrale e Meridionale, del Kordofan Meridionale, di Khartum e di Gezira potrebbero essere colpiti dalla carestia. “I nostri team non sono presenti a Zamzam“, spiega de Miguel, “ma lavorano quotidianamente sul campo in altre aree dove c’è il rischio di carestia, come il Darfur Centrale e il Kordofan Meridionale”.
La carestia può essere fermata, ma solo con accesso e finanziamenti adeguati. “Le organizzazioni umanitarie come la nostra hanno sempre più difficoltà a raggiungere le persone in difficoltà“, spiega Samy Guessabi, direttore di Azione contro la Fame per il Sudan. “Esortiamo tutte le parti in conflitto ad agire immediatamente per prevenire l’escalation della crisi della fame in Sudan. Chiediamo inoltre alla comunità internazionale e agli attori umanitari di fornire assistenza urgente e i finanziamenti necessari. La situazione è critica e richiede una risposta immediata“, dichiara Guessabi.