Dalla Sicilia eco di Fabio Corvo sull’appello al Governo del CNI: «Pesa l’attesa del Correttivo al Codice dei Contratti Pubblici, estinguerebbe le difformità diffuse»
Oltre due milioni di professionisti sono coinvolti nel dibattito sull’equo compenso. La legge n. 49/2023 sulle “Disposizioni in materia di equo compenso delle prestazioni professionali” sembrava avergli restituito dignità e tutela: la norma che con chiarezza si applica alle prestazioni rese dai professionisti in favore della Pubblica Amministrazione stabilisce la nullità delle clausole che non prevedono un compenso equo, e comunque inferiore ai parametri ministeriali, anche all’esito di un’eventuale gara.
«Nonostante l’evidenza normativa – spiega Fabio Corvo presidente della Consulta degli Ordini degli Ingegneri di Sicilia – ci uniamo alle urgenze evidenziate già dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri sottoposte all’attenzione del Governo e delle istituzioni coinvolte: si registrano continue prese di posizione incomprensibili in relazione all’errata applicazione di quanto è stato previsto dalla legge n. 49/2023, promulgata e frequentemente disattesa».
Il CNI infatti ha già reso nota ai rappresentanti istituzionali, tra cui la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il presidente di ANAC Giuseppe Busia, la questione contingente che mette in crisi il rispetto dell’equo compenso e molteplici elementi “ostativi”: il principio comunitario della concorrenza, la specificità normativa del Codice, che dunque prevarrebbe rispetto alla Legge 49/23, l’immodificabilità del primo in assenza di esplicita previsione (in ragione dell’art. 227 dello stesso D.lgs. n. 36/2023), oppure il principio ratione temporis.
Secondo quanto accertato dal Centro Studi del CNI, l’80% degli enti non applica la legge, un comportamento suffragato da diversi pronunciamenti e provvedimenti dell’Autorità Nazionale Anti Corruzione. «In Sicilia come in altre regioni italiane – continua Fabio Corvo – riteniamo urgente l’ascolto alle sollecitazioni esposte, perché urge estrema chiarezza. Si recepiscano in tutti i tavoli istituzionali le logiche della norma vigente, è l’unica giurisprudenza attualmente in essere che ogni ente è tenuto a rispettare. Sentiamo il peso dell’attesa del Correttivo al Codice dei Contratti Pubblici, ovvero la circolare ministeriale di interpretazione autentica, estinguerebbe le difformità diffuse e fisserebbe quanto ancora disatteso dalla legge in vigore, l’inadempienza sta rallentando la regolare realizzazione di opere e prestazioni di interesse pubblico».