Verona– La prima giornata di Vinitaly 2023 si è aperta all’insegna della viticoltura sarda. Tra presentazioni, conferenze stampa, seminari e degustazioni, i vini sardi si rivelano i grandi protagonisti di questa 55a edizione di Vinitaly, a conferma della crescente attenzione da parte di buyer internazionali e professionisti del settore nei confronti delle eccellenze della produzione enologica dell’isola. Dati recenti indicano che circa il 40% del vino prodotto in Sardegna va oltre mare e di questo il 50% va all’estero. I mercati internazionali prevalentemente interessati sono quelli del nord Europa e del nord America, con importanti aperture anche nei nuovi mercati asiatici. Dal punto di vista enologico, ciò che viene maggiormente apprezzato è l’unicità delle produzioni che non hanno subito, se non in minima parte, la contaminazione di vitigni internazionali. I 27 mila ettari di superficie vitata della regione vantano infatti un altissimo numero di vitigni autoctoni e una vasta biodiversità viticola, una combinazione di fattori che permette di ottenere vini di grande qualità, tanto originali quanto riconoscibili poiché strettamente legati al territorio, alla storia e alla tradizione vitivinicola millenaria della regione.
Quest’anno l’ampia collettiva della Regione Sardegna, dislocata nel padiglione 8 del quartiere fieristico di Verona, ospita 72 realtà vitivinicole regionali, un numero che l’Assessore regionale all’Agricoltura Valeria Satta, intervenuta quest’oggi, si auspica che aumenti per l’edizione 2024: «Vinitaly è l’occasione per rappresentare ciò che è l’eccellenza della Regione Sardegna, speriamo quindi che l’anno prossimo le cantine all’interno della collettiva raggiungano quata 80. La manifestazione di Verona è un palcoscenico unico per raccontare i nostri produttori, il nostro territorio, il nostro clima e i nostri costumi.»
Per tutta la durata della manifestazione è previsto un fitto calendario di eventi che si alternano all’interno dell’area istituzionale. Tra questi, sette momenti seminariali, in cui l’enologia, la gastronomia e le tradizioni si incontrano per svelare il patrimonio agroalimentare di questa terra, il cui racconto è affidato alla voce dei suoi artigiani. Il primo capitolo di questo ciclo di degustazioni ha avuto come protagonista un prodotto che, insieme al vino, è immancabile sulla tavola di ogni italiano: il pane. Un prodotto fondamentale della gastronomia della Sardegna, che è la regione d’Italia che produce la maggior tipologia di pani, ognuno con la sua storia e il suo consumo, a seconda delle necessità e delle ricorrenze. Attraverso curiosità e aneddoti il giovane panificatore Riccardo Porta ha raccontato la sua personale “storia di pane” che ha avuto inizio con la sua bisnonna, la quale gli ha lasciato una preziosa eredità da custodire, il lievito madre. Sotto la guida del giornalista Giuseppe Carrus, Porta ha illustrato alcune varietà di pane tipiche della Sardegna, partendo da quelli a pasta molle di grano duro, il Civraxeddu, nella componente integrale, il Civraxu, considerato il pane dei poveri, e il Moddizzosu, definito il pane del contadino, fino ad arrivare a quelli a pasta dura consumati in occasione di cerimonie e feste religiose, come Su coccoi de is festas e Su coccoi de Pasca.
La degustazione dei diversi pani è stata l’opportunità per scoprire le caratteristiche di tre diversi vitigni, il Cannonau, nella sua versatilità, il Vermentino, espressione più tipica della produzione regionale, e il più raro Torbato, vitigno che si trova nel nord ovest dell’isola e che viene prodotto da un ristretto numero di cantine.
Domani è in programma il secondo capitolo del percorso degustativo che sarà dedicato al formaggio di capra, in compagnia dell’esperto casaro Danilo Farina.