Jacques Attali avrebbe voluto anche lui nella sua commissione di esperti internazionali, se solo fosse ancora in vita: Gilbert Trigano, il fondatore del Club Méditerranée. Riformista ante litteram, orgoglio della sinistra francese e icona nazionale, per molti anni, tra le più conosciute ed apprezzate nel mondo dell’economia, del turismo e dell’innovazione. La sua rubrica faceva invidia a capi si stato e regnanti, le sue relazioni internazionali non conoscevano confini, né politici né geografici. Era stato proprio lui a suggerirlo a Francois Mitterand, come consulente speciale per la Presidenza della Repubblica francese.
Oggi è Nicolas Sarkozy a decidere di affidare ancora al moderno savoir faire “tecnico-politico” dell’economista, banchiere, saggista e socialista Attali le redini di un prestigioso gruppo di intellettuali. Chiamato nientemeno che a produrre “soluzioni pragmatiche per liberare la crescita economica”. Che nelle dichiarazioni ufficiali è quella “francese”, ma nelle ambiziose intenzioni del neo-presidente potrebbe diventare il modello per quella, più allargata, dell’intera Europa.
Il reclutamento di menti e competenze europee, in fatto di mercati, concorrenza, crescita, sviluppo e organizzazione amministrativa, come gli italiani Franco Bassanini e Mario Monti, la spagnola Ana de Palacio, il numero uno mondiale di Nestlé, Peter Brabek-Letmathe, o i francesi JP Cotis (Ocse), R. Carron (Banque Agricole), A. Lauvergeon (Areva nucleare), potrebbe dare l’idea dell’ennesimo coup de theatre. La mossa, invece, nasconde una lungimiranza programmatica davvero innovativa.
Nicolas Sarkozy, in solo colpo, dà concretezza all’impegno per favorire la crescita del suo Paese, e dimostra di essere consapevole che, in tempo di globalizzazione, non ci si muove più da soli. Ma si accetta la sfida e il confronto in ottica di sistema internazionale. Nel creare una sorta di tink tank europeo, dimostra in concreto la possibilità di affrontare problemi comuni, in concerto e con spirito di gruppo. Nei fatti, favorisce l’approccio all’Europa nel pragmatismo della quotidianità e aggira i muri delle lungaggini burocratiche, così come quelli delle formalità istituzionali.
Infine, guarda lontano e pensa già al dopo Eliseo. Quando, con siffatte credenziali e col prestigio che ne deriverà, sarà quasi naturale proporgli la Presidenza della Commissione europea. Il vuoto lasciato in Europa da Tony Blair non resterà a lungo tale. Dopo le rivoluzioni innovative del laburista-conservatore, sarà la volta delle innovazioni rivoluzionarie del conservatore-progressista.
di Antonio V. Gelormini