Milano – L’arrivo della cosiddetta “fase 2” successiva al lockdown per il Covid-19 ha fatto emergere le enormi problematiche che oggi molte aziende (in particolare le piccole e le medie) devono affrontare in termini di liquidità. E le previsioni sono decisamente pessimistiche, come dimostrato da autorevoli ricerche. Tra queste, anche quelle di Confindustria che recentemente ha divulgato alcuni dati sugli effetti economici del lockdown: una sintesi di risultati storici e previsioni basate sui possibili effetti degli attuali provvedimenti e della difficoltà di circolazione di persone e merci.
Si segnala, com’era prevedibile, una pesante revisione al ribasso. Due fattori hanno accentuato la già profonda caduta del PIL attesa nel 2020 (-9,6%, dal -6,0% previsto dal Centro Studi Confindustria -CSC il 31 marzo).
Nell’industria, che ha riaperto a inizio maggio, la produzione è calata del 28% a marzo e del 23% ad aprile. Il PMI (Purchasing Managers’ Index) ha registrato un tonfo (31,1). Con la riapertura del 3 giugno il CSC ha previsto per il secondo trimestre un ulteriore calo del PIL (-9,0%); nel terzo e quarto, con tutti i settori aziendali riaperti al 100%, si attende un parziale recupero, frenato dalle scorte accumulate e invendute e le grosse difficoltà di molte imprese, che proseguirà nel 2021 con una ripresa stimata di solo 5,6 punti percentuali.
Molti professionisti specializzati nel turnaround management sono al lavoro per supportare le imprese in questo complesso e drammatico momento. Ė il caso della Di Domenico & Associati, network professionale che aiuta gli imprenditori a risolvere i problemi di sovra indebitamento (in particolare le micro-aziende e le PMI) e ad scongiurare le crisi aziendali
“Non tutti gli imprenditori riusciranno ad accedere alle linee di credito – afferma Giuseppe di Domenico, titolare della società – e, in ogni caso, per la maggior parte delle PMI i fondi potrebbero non essere sufficienti a contrastare il crollo del fatturato e a permettere il pagamento dei debiti pregresse e delle spese per la riapertura. Ecco perché ogni imprenditore deve ragionare su questi dati, incrociarli con i propri e realizzare degli interventi che gli permettano di superare il momento di crisi, basandosi principalmente sulle forze della propria azienda. La situazione è molto delicata. Con l’applicazione di determinate regole è però possibile se non risolvere completamente il problema, almeno ridurne drasticamente l’impatto”.
Di Domenico ha così elaborato un agile vademecum per gli imprenditori che vivono la critica situazione. Eccolo per punti:
#1 Accelera nell’incasso dei crediti
Molte imprese hanno subito e stanno subendo insoluti a causa del lockdown e, con la riapertura dei tribunali, stanno pianificando le azioni legali per il recupero del credito. Ma la procedura esecutiva è inefficiente, costosa e lenta… Molto più efficace, per un’azienda sana e in piena efficienza operativa, pensare alle azioni manageriali e alle procedure da adottare: organizzare all’interno del proprio reparto amministrativo i processi per recuperare il credito in maniera attiva. Offrire sconti sui pagamenti anticipati e, perché no, usare un negoziatore esperto per realizzare tutto questo se non hai il tempo di farlo.
#2 Riduci le spese correnti prima che sia strettamente necessario
Molti imprenditori iniziano a ridurre via via il numero o la qualità dei prodotti o dei servizi acquistati fino a quando è possibile e, solitamente, lo fanno a partire dalle spese più semplici da tagliare (le spese per l’acquisizione di nuovi clienti, per la qualità delle materie prime e gli incentivi per la forza vendita, ecc).
Peccato che, così facendo, si riduca progressivamente il fatturato fino al punto da renderlo inadeguato alla copertura dei soli costi fissi. Tagliare le spese che generano fatturato è un errore. Per evitarlo l’imprenditore deve diventare parte attiva del processo di spending review e intervenire sulla base dell’utilità delle singole spese: iniziare ad analizzare i costi e mettere le diverse forniture in base al loro contributo alla causa del fatturato.
#3 Dilaziona le scadenze e aumenta i giorni di pagamento
Normalmente quando manca la liquidità, l’imprenditore smette di pagare perché, non ha materialmente i soldi per farlo o paga il creditore che urla più forte o fa più paura. Questo errore potrebbe costare molto caro, sia perché nel caso di fallimento s’incorrerebbe nel reato di bancarotta preferenziale, sia perché tipicamente il creditore che urla più forte o fa più paura è di solito quello meno importante. Per apportare i cambiamenti necessari a rendere efficiente il proprio ciclo di cassa, la prima cosa da fare è avere cognizione di causa sulla situazione di tesoreria aziendale. Urge dunque avere uno scadenziario di tesoreria, aggiornato con tutti gli incassi e le spese previste per (almeno) le tre settimane successive.
Sulla base dello scadenziario, analizzando i saldi dei conti e gli affidamenti disponibili, l’imprenditore sarà grado di conoscere la liquidità disponibile e quindi di decidere le priorità di tesoreria.
#4 Riduci le giacenze di magazzino
Uno degli elementi più controversi nella gestione aziendale sono le politiche di magazzino, sia in termini di valorizzazione che di amministrazione vera e propria. In genere, un’azienda non dovrebbe accumulare magazzino, bensì produrre e vendere sulla base degli ordinativi già acquisiti e delle vendite già concluse.
Ma alcune imprese hanno l’esigenza di costituire un magazzino per servire i propri clienti, ed è una questione di modello di business che in alcuni casi non è superabile. In questo caso, per sfruttare quando serve la riserva di liquidità, occorrono 3 cose:
1) un inventario sempre aggiornato
2) il dettaglio dei costi d’acquisto o di produzione dei pezzi in magazzino
3) una lista clienti ai quali fare delle offerte riservate
Nei momenti in cui i soldi scarseggiano, sarà possibile pianificare dei lanci per “svuotare” il magazzino e se si dispone di prodotti che non si vendono facilmente, si può legarli a quelli che ruotano di più.
#5 Vendi strumenti, macchinari, asset inutilizzati o superflui
Conservare attrezzature, macchinari, strumenti e beni che non servono in attesa che la ritornino le condizioni per poterle utilizzare forse, un giorno è un errore imprenditoriale da evitare, se possibile. Quelle attrezzature oggi hanno un valore sul mercato, tra 5 anni probabilmente potranno solo essere smaltite nella discarica più vicina.
Occorre dunque fare un inventario, verificare come la propria catena di produzione funziona oggi e liquidare il superfluo, al miglior prezzo di mercato possibile, trovando concorrenti o aziende similari che possano essere interessate.
#6 Finanziati con le Banche
Utilizzare con giudizio i finanziamenti bancari. Il ricorso al credito bancario permette di bypassare i problemi di alcuni modelli di business e/o di amplificare i risultati della gestione aziendale, in un senso e nell’altro. Ma occorre prestare attenzione: non bisogna usare la liquidità per coprire il costo delle inefficienze di gestione, le perdite subite dai crediti non riscossi o addirittura i debiti pregressi. Potrebbe rivelarsi fatale nel medio periodo.
Quindi ben vengano le linee di credito convenienti, tipo quelle concesse con la garanzia dello Stato per far fronte all’emergenza COVID-19, purché si abbia un piano per far rendere quei soldi.
#7 Sfrutta la liquidità per ridurre il costo del debito
La liquidità ottenuta dalle vendite, dalla liquidazione degli asset o dalle banche può essere utilizzata in tre modi.
Il primo modo, quello sbagliato, è quello di coprire i piccoli debiti pregressi senza alcuna strategia per il risanamento e il rafforzamento complessivo dell’azienda. Il secondo modo è moltiplicare gli effetti della liquidità ricavata per ottenere più vendite, con margini più alti e con tempi di incasso più corti, ovvero comprare a prezzi più bassi dai fornitori.
Il terzo modo è quello più adatto alle aziende che hanno avuto o stanno avendo problemi di liquidità o difficoltà a ripartire dopo la fine del lockdown: si tratta di sfruttare la liquidità ottenuta per abbassare il monte debitorio accumulato, tramite operazioni di negoziazione a stralcio o per ridurre il costo dell’indebitamento corrente.
La nuova liquidità potrebbe essere sufficiente a migliorare la struttura finanziaria dell’azienda in termini di sostenibilità di lungo periodo.