E’ stata presentata oggi alla sede della Camera di Commercio di Roma nell’ambito della sesta edizione del Focus PMI, Osservatorio nazionale annuale organizzato da LS Lexjus Sinacta, la ricerca compiuta dall’Istituto Tagliacarne avente come tema IL RAPPORTO TRA LA PICCOLA E MEDIA IMPRENDITORIA E LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE, argomento tra i fattori di maggior rilievo dell’economia italiana. Obiettivo primario era quello di fornire una visione delle tendenze evolutive del rapporto tra cittadini, imprese e Pubblica Amministrazione evidenziando come, e se, le riforme degli ultimi anni stiano modificando l’azione della PA, con riferimento a temi quali la semplificazione e la trasparenza amministrativa, e con riferimento ai reali costi dell’apparato pubblico.
Nell’approcciare il tema dei rapporti tra PMI e PA, è risultato fondamentale operare una valutazione dei servizi offerti dalla Pubblica Amministrazione, sia utilizzando dei parametri “quantitativi”, sia effettuando una disamina del grado di apprezzamento del mondo delle PMI relativamente alle più recenti azioni promosse dai decisori pubblici a sostegno della ripresa economica. Non meno importante è stata, poi, la disamina dell’incidenza dei costi fiscali, previdenziali, etc. che gravano sulle imprese rispetto alla capacità delle PMI di liberare risorse finanziarie per effettuare nuovi investimenti e/o per accrescere il proprio organico.
Di fatto, la semplificazione delle procedure risulta un must per il miglioramento dei rapporti PA-Imprese, così come dichiarato dal 52% delle PMI; la stessa assume ancor più valenza per le imprese internazionalizzate (57,1%). In particolare, le aziende più dinamiche chiedono maggior reattività da parte “dell’apparato pubblico”, attraverso uno snellimento delle procedure, non tanto rispetto ai tempi quanto in termini di miglioramento della “farraginosità” dell’iter amministrativo.
Decisivi ancorché allarmanti i dati che emergono da un’indagine compiuta su 1000 campioni in tutta Italia. Gli imprenditori non hanno sostanzialmente colto negli ultimi tre anni un miglioramento della qualità dei servizi erogati dalla Pubblica Amministrazione: si nota addirittura una componente non trascurabile di PMI che lamenta un peggioramento della stessa, stimabile in circa 1/5 del totale.
Sono state prese in considerazione le principali funzioni garantite alla collettività dallo Stato, quali Giustizia, Ordine Pubblico, Sanità, Istruzione, Trasporti, etc. facendo esprimere una valutazione qualitativa alle PMI per ciascun servizio considerato. I giudizi peggiori riguardano la Giustizia (scarsa al 45,3%, solo sufficiente al 34,1%), mentre elementi di positività si riscontrano nella funzione Istruzione ( 65,5% tra sufficiente, buona e ottima).
In tema di azioni e strumenti che i policy makers hanno attuato per sostenere le imprese in un percorso di rilancio della competitività del tessuto socio-imprenditoriale nazionale e locale, gli imprenditori si sono divisi tra giudizi positivi e negativi in misura quasi paritaria. Ad una quota di aziende del 38,9% che ravvisa una bassa incidenza dei provvedimenti in materia di investimenti e contenimento del costo del lavoro sul rilancio del sistema economico si contrappone un 35,6% di imprenditori che giudica abbastanza importanti tali interventi.
Dai giudizi espressi dalle imprese, in particolare da quelle medio-grandi, emerge inoltre come le PMI abbiano accolto con favore l’introduzione del credito d’imposta per l’implementazione di beni strumentali nuovi (c.d. Bonus investimenti di cui al D.L. 91/2014): sono oltre il 32% dei casi gli operatori che hanno segnalato l’utilità di tale misura per la ripresa degli investimenti aziendali. La mancata crescita degli investimenti aziendali non sembrerebbe dipendere, quindi, da una carenza di azioni degli amministratori pubblici a sostegno del mondo imprenditoriale, ma da un diffuso scetticismo (che si insinua soprattutto nell’universo delle imprese più piccole) circa una ripresa duratura del ciclo economico e di una ripartenza a breve dei consumi e della domanda di beni e servizi attivata dalle famiglie.
Esaminando i c.d. “desiderata” delle imprese in riferimento alla attivazione di politiche mirate alla riduzione dei costi aziendali, si nota come i due principali ambiti aziendali che dovrebbero essere “attenzionati” dai decisori pubblici appaiono essere la Formazione e risorse umane e l’Organizzazione e gestione di impresa. Entrambe le sfere aziendali sono state indicate come prioritarie da oltre il 30% degli imprenditori chiamati ad esprimersi in tal senso. La sfera produttiva è la terza voce indicata quale area che dovrebbe essere oggetto di politiche di sostegno alle imprese (24,5% dei casi).
Anche sul fronte dei costi della PA i passi da compiere sono ancora tanti. Se si guarda all’imposizione fiscale, si nota come il livello presente in Italia sia tra i più alti d’Europa per tutte le tipologie d’imposta, ma soprattutto per l’imposizione fiscale sulle imprese e sul lavoro: i dati Eurostat confermano, infatti, che l’Italia si colloca sempre ampiamente sopra la media dell’UE a 28 Paesi. Non sbagliano, quindi, gli imprenditori quando affermano che il livello della pressione fiscale e contributiva sulle aziende in Italia è superiore rispetto alla media europea, come dichiarato dal 74,5% delle PMI intervistate.
Tra le principali cause dell’eccessivo gravame fiscale e contributivo, le PMI vedono al primo posto la Cattiva gestione o spreco delle entrate tributarie e previdenziali (53,9% dei casi) ed al secondo e terzo rispettivamente l’Evasione fiscale (34,6%) e la Corruzione (26,6%).
Proprio l’imposizione fiscale sarebbe, sempre secondo le PMI, causa di difficoltà da parte del tessuto imprenditoriale ad effettuare nuovi investimenti e nuove assunzioni, fattori fondamentali per la ripresa economica dell’intero Paese. Il 46% circa delle aziende ritiene che il pagamento di oneri, tasse e contributi abbia impattato in misura determinante sulla mancata effettuazione di investimenti.
Come emerso sia da alcuni confronti internazionali sia dall’indagine condotta presso le PMI, l’Apparato pubblico e, più in generale, l’azione della Pubblica Amministrazione, presenta dunque ancora carenze su diversi fronti. Se oltre il 50% delle imprese ritiene che la qualità dei servizi resi dalla PA negli ultimi tre anni sia rimasta invariata, risulta opportuno prevedere, oltre ad un ulteriore rafforzamento e potenziamento delle azioni di miglioramento dei servizi resi, anche un’azione di controllo della loro implementazione ed una maggior comunicazione tra il comparto delle imprese e quello della PA sulle misure di semplificazione messe in campo.
Dalle conclusioni evidenziate nel rapporto compiuto al Focus dal dott. Corrado Martone, Responsabile Studi Settori Economici e PMI dell’Istituto G. Tagliacarne, il rilancio del nostro Sistema Paese, che può contare su un tessuto imprenditoriale sano e pronto a investire sul futuro, va necessariamente corroborato con interventi normativi ancora più incisivi soprattutto sul fronte della tassazione.
Alla ricerca integrale, visionabile di seguito nei dettagli, è succeduto un confronto tra i relatori e il pubblico. A portare la loro testimonianza in materia di rapporti tra PMI e PA al Focus PMI 2016 erano infatti presenti, coordinati dal giornalista Eugenio Occorsio, i seguenti ospiti: Manuela Bora (Coordinatore Commissione Attività Produttive, Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome); Ennio Lucarelli (Presidente di Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici), Claudio Giovine (Direttore Divisione Economica e Sociale CNA Nazionale); Claudio De Albertis (Presidente Ance); Marco Cataldo (Responsabile credito agevolato Banco Popolare); Gianfranco Di Vaio (Senior Economist in Cassa Depositi e Prestiti); Marco Dugato (partner LS Lexjus Sinacta).