Quasi mille aziende attive che generano scambi per un controvalore di circa 3 milioni di euro. Sono i numeri di iBarter del 2015, il primo portale italiano per lo scambio multilaterale online che, in soli cinque anni di attività, dal quartier generale di Torino ha dato vita ad una piattaforma multimediale di scala nazionale quale strumento per aiutare le imprese. «Alla base c’è una moderna concezione del baratto», precisa Massimo Cirio co-fondatore del circuito. «Le imprese e i professionisti propongono i loro beni/strumenti e vanno alla ricerca dei servizi e prodotti di cui necessitano. Gli scambi, che non avvengono in modo contestuale, sono regolamentati dalla moneta complementare iBcredit, equiparata in valore all’euro».
Con una proposta quotidiana che presentava più di 1.300 offerte, nel 2015 sono stati registrati oltre 2.500 scambi. Due le tipologie. «Da una parte possiamo vediamo transazioni più “commerciali”, relative a prodotti di largo consumo con importi variabili tra i 100 e i 3mila crediti. Sono scambi che hanno interessato prodotti o servizi a pacchetto; pensiamo a prodotti di cancelleria, a consulenze legali e prodotti alimentari», continua Cirio. «Esiste però un substrato di transazioni che definiremmo “industriali”. Sono quelle che avvengono a seguito di un contatto tra aziende per necessità specifiche. In questo caso il range degli importi è decisamente più ampio – dai 2mila ai 50mila – ; sono operazioni studiate con il supporto del trader di iBarter e riguardano per esempio operazioni di ristrutturazione uffici, acquisto di magazzini, campagne di comunicazione strutturate per l’espansione commerciale, compravendite immobiliari e sponsorizzazioni internazionali».
Le aziende che hanno utilizzano il circuito online sono prevalentemente di piccole e medie dimensioni. Sei su dieci hanno un fatturato che non supera i 3 milioni di euro; solamente il 10% supera i 20 milioni. «Le categorie che più velocemente percepiscono i vantaggi di iBarter sono quelle che hanno le maggior necessità di ottimizzare la propria infrastruttura», spiega Marco Gschwentner co-fondatore di iBarter. «In ambito servizi pensiamo ad esempio agli hotel che hanno necessità di riempire le camere, ai ristoranti, a studi di consulenza tributaria e legale, alle aziende di sviluppo software e comunicazione; in ambito produttivo invece, sono aziende che hanno magazzini di materiale invenduto o strutture produttive con carichi inferiori al 100% ma costi fissi invariati. In questo caso le categorie merceologiche cui appartengono sono molto varie e differenti tra loro: passiamo dalla carpenteria metallica e impiantistica, alla produzione di mobili e attrezzature per uffici e negozi, all’allestimento per eventi, alla ristrutturazione immobiliare». Il livello successivo è rappresentato dalle aziende che desiderano crescere commercialmente. «Queste trovano nel circuito uno strumento immediato, semplice e sicuro. Si effettuano le prime operazioni, ci si consce e il rapporto evolve sia in iBarter sia con operazioni commerciali tradizionali con i propri clienti».
iBarter guarda al 2016 nell’ottica di incrementare il numero di aziende presenti, ma soprattutto «raddoppiare il numero di offerte presenti», annuncia Gschwentner. «Questo significa una presenza attiva e un moltiplicatore delle opportunità per tutti, riducendo l’accesso al credito bancario e trovando una piattaforma che ha come primo scopo quello di fare rete tra le aziende, farle conoscere per creare sviluppo. Di fatto è un utile canale complementare di marketing».