Sono terminati i lavori di posa in opera delle condutture del Sinni, la vasta canalizzazione che dal serbatoio di Salice Salentino si spinge sino a Seclì, in provincia di Lecce, snodandosi tra uliveti e contrade densamente popolate.
L’intervento, che sarà inaugurato nelle prossime settimane, costituisce il raddoppio di una delle più importanti opere realizzate dall’Acquedotto Pugliese nei primi decenni dello scorso anno (1920-1928) per l’approvvigionamento idrico-potabile del Salento.
Trentasette chilometri di imponenti tubazioni, nel territorio dei comuni di Salice Salentino, Nardò, Veglie, Leverano, Galatone e Seclì, la cui messa a dimora ha comportato l’uso di complesse e innovative tecnologie, tra cui il microtunnelling, realizzate per assicurare ulteriori risorse idriche al versante ionico della penisola salentina.
Una grande opera di ingegneria idraulica e, insieme, un esempio virtuoso di progettazione al servizio dell’ambiente e del paesaggio, come testimonia l’espianto di circa 2500 ulivi, lungo il tracciato dell’opera, e il loro riposizionamento, a lavori ultimati, dopo un periodo di “incubazione” in vivaio. Un’opera per certi versi ciclopica, nella quale si sono sommate le esperienze tecnologiche più sofisticate con la dedizione più amorevole nei confronti di un patrimonio naturale di inestimabile valore: ogni singola pianta, censita con un’apposita targa, è stata divelta e quindi, a scavi ultimati, ricollocata al proprio posto, lasciando inalterato il paesaggio.
Nella giornata Mondiale dell’Acqua è questa una singolare testimonianza del patto che si rinnova tra gli uomini e la natura, per un futuro più prospero e soprattutto più sostenibile, unica garanzia di futuro per il mondo in cui viviamo.