Segrate – Perché il nostro Paese ha il più basso tasso di occupazione femminile in Europa? Donna Moderna, il settimanale diretto da Annalisa Monfreda ha indagato, chiedendolo direttamente alle italiane. Hanno risposto 6.928 donne (e 649 uomini). I risultati di questa indagine, condotta in collaborazione con BioNike, primaria azienda dermocosmetica italiana ed elaborata dall’Istituto Swg, saranno presentati giovedì 19 novembre a Milano durante il primo #DonnaModernaTalk: 17 grandi nomi della cultura, della scienza, dello spettacolo e della ricerca – tra cui Geppi Cucciari, Licia Troisi, Francesco Bonami, Lidia Ravera, Katia Follesa, Maria Grazia Mattei – si avvicenderanno sul palco per uno speech di 5 minuti. Obiettivo: ispirare, provocare, divertire e far riflettere sul perché oggi in Italia è ancora così difficile essere donna e lavorare.
Dai dati emergono le difficoltà oggettive, ma anche gli autogol delle donne. Primo fra tutti: il mettere sempre davanti la famiglia (35%), il senso di colpa per l’assenza da casa (34%) e l’incapacità di fare rete tra di loro (32%). Questi elementi, a loro stesso giudizio, sono determinanti nel creare le condizioni per le discriminazioni di genere che sussistono all’interno del mondo del lavoro.
Rispetto al passato, le italiane hanno una maggiore percezione del proprio valore ma allo stesso tempo hanno difficoltà a trovare modelli di riferimento nelle donne che hanno raggiunto i vertici: metà del campione si riconosce in quelle impiegate in scienza e medicina (54%) o nell’informazione (52%), pochissime trovano riscontro nelle colleghe della pubblica amministrazione (22%), in quelle che lavorano nel mondo dell’economia e della finanza (17%). E solo 1 su 10 si riconosce nelle donne della politica.
Ma perché è così difficile essere donna e lavorare? Secondo le persone che hanno risposto all’inchiesta di Donna Moderna, il primo ostacolo (e il primo fattore di discriminazione) è la maternità. E i numeri confermano questa percezione: in Italia solo il 57,8% delle donne che lavorano ha un figlio. La percentuale si riduce con 2 bambini e precipita quando i bimbi diventano 3.
Uomini e donne non sono d’accordo sulle soluzioni che faciliterebbero l’inserimento femminile nel mondo del lavoro. Le italiane ritengono fondamentali la presenza di servizi pubblici che le aiutino a gestire la famiglia e il lavoro (considerati importanti solo per 5 uomini su 10), la possibilità di conciliare lavoro e famiglia (molto importante per l’80% delle donne, e solo per il 46% degli uomini), l’aumento di leggi e di sostegno economico per la maternità (80% di donne, 48% di uomini), la medesima opportunità di fare carriera e maggiore stabilità, nonché maggiore flessibilità, nel lavoro (circa 7 donne su 10, contro 4 uomini). E’ chiaro che qualcosa non funziona nella percezione delle difficoltà che le donne incontrano quotidianamente nel luogo dove vivono e che i loro compagni, mariti e fidanzati non sono in grado di cogliere.
Uomini e donne, invece, sono concordi nel pensare che gli uomini preferiscano lavorare piuttosto che stare con i figli (68%) e che una donna che ha successo sul lavoro rischia di mandare in frantumi il rapporto (41,5%). Più della metà degli uomini ritiene che un marito che guadagna bene sia sufficiente a far decidere alla donna di rimanere a casa, opinione condivisa solo da un terzo del segmento femminile.