“Se non riparte il Sud non riparte complessivamente il Paese: credo che questo ormai sia chiaro e sotto gli occhi di tutti”. Il Segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan, torna a parlare della crisi vista dal Mezzogiorno e lo fa durante i lavori del Consiglio generale della Cisl di Puglia Basilicata che si è riunito a San Giovanni Rotondo, durante il quale ha ribadito che “per ripartire bisogna puntare su sviluppo e crescita del Sud. Quindi investimenti in infrastrutture materiali ed immateriali, nella ricerca, nell’innovazione e nella formazione. E’ necessario – ha aggiunto semplificando – ripartire dal lavoro”. Furlan, per la prima volta in Puglia da leader della Cisl, è stata chiara anche sul siderurgico tarantino e sul continuo rincorrersi di voci sulle modalità che il Governo intende mettere in campo per una soluzione che salvaguardi produzione e occupazione. “L’Ilva è una grande azienda nazionale che a Taranto ha l’insediamento più significativo – ha osservato – per rilanciare questo importante ruolo dell’acciaio nella produttività del nostro Paese, nella sua capacità competitiva, c’è bisogno che dell’Ilva se ne occupino partner di ‘mestiere’, persone e aziende che davvero sappiano come si produce l’acciaio. Sarebbe un delitto incolmabile se l’Italia perdesse questa occasione. Siamo stati nella produzione e nella lavorazione dell’acciaio competitori internazionali a livello mondiale di alta qualità. Non possiamo perdere questa opportunità” ha concluso Furlan. Delle complesse problematiche del Mezzogiorno e di Puglia e Basilicata in particolare, è intervenuto pure il numero 1 della Cisl appulo lucana, Giulio Colecchia, nella sua relazione introduttiva ai lavori del Consiglio. “Oggi possiamo dire con il conforto della gran parte degli osservatori economici e sociali – ha detto – che il Sud si presenta, al suo appuntamento con la storia, con tante diverse realtà: alcune regioni, che hanno invertito la spirale negativa e presentano dinamismi e risultati che sarebbe un errore considerare omologabili a quelle di aree e regioni ancora avviluppate ed impegnate con storiche criticità. Del resto, una lettura dei dati macro economici della Basilicata e della Puglia dicono con chiarezza il trend di crescita di queste due aree del Sud. Il Pil di Puglia e Basilicata è il 22,1% del PIL delle regioni del sud (compreso Abruzzo, Molise e Sardegna). Ma anche i dati, pur sempre sconfortanti e drammatici, della disoccupazione in Basilicata al 15,6% ed in Puglia al 20%, sono di poco inferiori alla media mezzogiorno che si attesta al 21%. Per non parlare dei risultati della spesa dei fondi strutturali 2007/13 che rappresentano una Puglia ed una Basilicata che, a differenza di tutte le altre regioni del sud, hanno raggiunto ed anche superato i target di spesa assegnati”. Per la Cisl quello che emerge da questa situazione è il nuovo quadro di prospettive che si apre per queste due regioni. “In questa prospettiva – aggiunge Colecchia – abbiamo sollecitato i Presidenti di puglia e Basilicata ad una presenza più convinta ed operativa nell’ambito della Macroregione europea Jonico-Adriatica, perché è dalla più stretta collaborazione delle regioni che si affacciano su questi due mari che possono consolidarsi prospettive di espansione produttiva ed occupazionale anche per noi, è lungo la direttrice adriatica che Puglia e Basilicata si congiungono più rapidamente ed efficacemente con l’Europa”.
Oggi, con questa prospettiva di collaborazione interregionale, la Cisl di Puglia Basilicata sta preparando un percorso che, partendo dall’investitura di Matera come Capitale della cultura europea per il 2019 e di Lecce per il 2015, faccia evolvere questa opportunità, questo evento, limitato nel tempo e nello spazio oltre che nelle risorse, a fattore di sviluppo ed opportunità di lavoro soprattutto per il settore turistico (destagionalizzazione) oltre che della cultura ampiamente intesa (musei, città d’arte, centri spirituali, musica-danza popolare, enologia-gastronomia, ambiente, coste).
“Sul terreno infrastrutturale, poi, – ha aggiunto Colecchia – il collegamento dell’alta capacità tra Napoli e Bari è opera strategica non meno del raddoppio della linea Lesina-Termoli sulla dorsale adriatica e, soprattutto, quanto il ripristino di adeguati collegamenti ferroviari del Salento con il resto del Paese. Su queste prospettive stiamo impegnando le Regioni e l’intero partenariato nella definizione del nuovo piano di programmazione dei fondi 2014/20”. Insomma secondo la Cisl non si può, però, restare legati a vecchi schemi né intonare vecchie litanie di un sud abbandonato e trascurato; non c’è più tempo per attendere soluzioni miracolistiche che sovvertano positivamente una condizione nella quale noi meridionali per primi non ci impegniamo. Bisogna assumere una visione nuova del mezzogiorno fatta di direttrici di sviluppo e di cooperazione tra le regioni abbandonando quella di “club di sfigati”.
D’altronde, è la conclusione di Colecchia “tempi straordinari e decisioni straordinarie richiedono comportamenti straordinari”.