Certi record, come quello da lui stabilito nel 2007, che Francesco Colletta proverà a superare immergendosi tra il 12 e il 13 settembre nelleacque cristalline di Maratea, perla lucana del Tirreno, partono da lontano, anzi da lontanissimo. “Intanto– ricorda Colletta – prima di nascere viviamo nove mesi in un liquido e il nostro stesso corpo è fatto d’acqua. Ma la mia situazione personale è ancor più particolare, e non solo per essere nato da genitori entrambi del Gargano (padre di Vieste, madre di Mattinata). Da piccolissimo presi la pertosse; mi davano per spacciato. L’aria ossigenata dai pini della baia di Mattinatella, dove vivo tuttora, mi ha fatto rinascere e quando la febbre, altissima, mi portava alle convulsioni, mia madre mi immergeva nell’acqua con il ghiaccio per sedarle”.
Ma Colletta è stato precoce nel coltivare le sue passioni: “in quarta elementare acquistai la mia prima cintura di piombi per l’apnea e già a cinque anni ebbi in regalo la prima maschera. Mi raccontano che non volevo mai uscire dall’acqua; in un certo senso ero un predestinato”.
A Maratea si appresta a vivere l’ennesima sfida, 36 ore di immersione per il progetto EndlessDiving: ma quali sono le doti per poter affrontare questo tipo di sfide? “Bisogna per prima cosa conoscere i propri limiti, avere un’attenzione massima, seguire un’alimentazione naturale, far sì che la mente abbia il controllo totale sul corpo e raggiungere una buona preparazione sportiva”.
La difficoltà dell’evento consiste nell’affrontare la sfida con una normalissima muta subacquea: “La mia è una muta semistagna, che lascia passare l’acqua marina all’interno della stessa. Il corpo scalda quest’acqua che poi per osmosi fuoriesce, in un ciclo continuo, disperdendo così il calore dell’orgnismo. Normalmente un subacqueo può rimanere immerso con questa attrezzatura al massimo per 4 ore, prima di entrare in uno stato di shock ipotermico. In molti hanno tentato una simile impresa, ma con una muta stagna, che ti lascia asciutto e quindi permette di mantenere il corpo confortevolmente isolato e al caldo”.
Quali sono i rischi che si corrono immergendosi per ore con una muta di questo tipo? “Ipotermia e disidratazione, per effetto della salinità dell’acqua”.
Francesco, architetto e speleo-sub, unisce la passione per il mare a quella per l’archeologia: “La subacquea è un mondo complesso ed affascinante, che ti mette in simbiosi con l’ambiente. Ad esempio nelle acque di Siracusa, proprio durante la prova delle 32 ore di immersione, ritrovai una colonna greca, che poi è stata recuperata. Quella che faccio io non è una performance fine a sé stessa; è una sperimentazione i risultati della quale saranno utili per chi lavora nel settore della subacquea, della medicina iperbarica e per gli sportivi. I dati raccolti saranno analizzati persino dalle agenzie spaziali, essendo, quello subacqueo, un ambiente extraveicolare, cioè che simula le condizioni di stress di un astronauta”.
E così il mare riflette il cielo, in un abbraccio azzurro, a filo di record.