“Ci auguriamo che vengano presi i correttivi necessari per rimediare a una palese immoralità, una violazione di un rapporto sociale, ora che è stata palesata. Il Soccorso alpino è un’associazione sussidiaria alla società, che svolge un’attività al servizio di tutti i cittadini e si fonda sul volontariato”.
Queste le parole del Presidente generale del CAI Umberto Martini alla notizia diffusa dal Soccorso alpino e speleologico (Sezione nazionale del CAI) relativa all’imposta di bollo di 32 Euro richiesta ai volontari per richiedere il rimborso per la giornata lavorativa persa.
Ricordiamo infatti che i mesi scorsi gli Uffici territoriali del Ministero del lavoro e delle politiche sociali avevano interpellato l’Agenzia delle entrate (Interpello 954-83/2014 presentata il 17 febbraio 2014) per sapere se debba essere applicata l’imposta di bollo e in quale misura. Il 13 giugno scorso l’Agenzia della Entrate (Direzione Centrale normativa, Settore imposte indirette, Ufficio registro e altri tributi indiretti) ha risposto che sulle “istanze, petizioni, ricorsi e relative memorie dirette agli uffici e agli organi (…) dell’amministrazione dello Stato (…) tendenti ad ottenere l’emanazione di un provvedimento amministrativo o il rilascio di certificati, estratti, copie e simili” vanno apposte due marche da bollo da 16 euro – per un totale di 32 pari al 44% del rimborso. Questa pesante tassa grava su ciascuna richiesta presentata all’Ufficio del lavoro e della Massima Occupazione per ottenere il rimborso.
“Ci auguriamo che questo sia stata un’azione portata avanti senza analizzarne il significato”, conclude Martini. “Senza tralasciare il fatto che se l’attività di soccorso alpino fosse gestita direttamente dallo Stato, essa costerebbe molto di più alla cittadinanza”.