Un gruppo di ricerca del Dipartimento di Scienze agrarie, degli alimenti e dell’ambiente dell’Università di Foggia ha messo a punto un rivoluzionario metodo attraverso cui vengono modificate le proteine del glutine, che subiscono cambiamenti tali da non scatenare – nel soggetto affetto da celiachia – la cosiddetta “cascata infiammatoria”, meglio nota come «intolleranza al glutine». In altri termini, l’intolleranza è scongiurata grazie alle modifiche apportate al glutine, per cui gli alimenti oggi categoricamente vietati ai celiaci saranno di fatto commestibili. Una scoperta sensazionale, che potrebbe generare una vera e propria rivoluzione nell’industria alimentare destinata ai celiaci.
La domanda di brevetto
La domanda di brevetto di questa scoperta – opera dell’ingegno e dell’applicazione del prof. Aldo Di Luccia e dellaprof.ssa Carmen Lamacchia coadiuvati dalla ricercatrice del CNR dott.ssa Carmela Gianfrani – è stata depositata in Italia all’Ufficio italiano brevetti e marchi (presso il Ministero dello sviluppo economico) in data 2 ottobre 2012, mentre la relativa domanda di estensione internazionale secondo il Patent Cooperation Treaty (PCT) è stata depositata lo scorso 29 aprile 2013. Entrambe hanno conseguito una valutazione assai positiva con l’attribuzione della soglia più elevata della cosiddetta “credibilità scientifica”. Non è stata riscontrata, infatti, alcuna anteriorità rispetto all’invenzione, che perciò si caratterizza per la sua “novità” a livello internazionale. Le valutazioni dell’altezza inventiva e la sua applicabilità industriale hanno ricevuto esito pienamente favorevole, così da lasciar prevedere una concessione piena del titolo di proprietà industriale a livello nazionale e internazionale. Il fatto che alla domanda di brevetto – di cui è titolare in via esclusiva proprio l’Università di Foggia – non sia stato mosso alcun rilievo sugli aspetti tecnico-produttivi, oltre che su quelli scientifici, depone decisamente in favore della traducibilità di questa scoperta in applicazione industriale: quindi della sua commerciabilità. «Al momento – argomenta il responsabile dell’Area ricerca e relazioni internazionali dell’Università di Foggia, dott. Giovanni Lovallo –sono in corso le procedure per l’estensione della tutela del Brevetto in tutti i Paesi del mondo, proprio perché l’Ateneo, dopo lunga, cauta e soprattutto accurata riflessione, ritiene di essere in possesso di una scoperta scientifica che potrebbe modificare radicalmente le abitudini alimentari dei celiaci. Non siamo in grado di dire, con esattezza matematica, se questo brevetto verrà trasformato in produzione industriale, ma abbiamo l’obbligo etico e scientifico di proteggerne la proprietà intellettuale».
In che cosa consiste
Come evidenziato nella scheda riepilogativa – che si allega – il metodo consente di ottenere Gluten Friendly (letteralmente “glutine amichevole”, ovvero glutine non più dannoso per il celiaco) per tutte quelle farine destinate alla preparazione di pasta e prodotti da forno comunemente ottenuti dal frumento. Il metodo scientifico messo a punto dall’Università di Foggia induce nelle proteine del glutine cambiamenti tali da interrompere la catena di combinazioni chimiche che, innescate dopo l’ingerimento di determinati alimenti che contengono appunto il glutine, causano la cosiddetta “intolleranza”: cambiamenti che, come detto, di fatto scongiurano la cascata infiammatoria che crea lesioni all’intestino e una disfunzione nell’assorbimento di nutrienti.
Metodo rivoluzionario che non utilizza enzimi microbici né modifica sapore e fragranza degli alimenti
In che cosa consiste l’assoluta novità rispetto agli esperimenti scientifici finora effettuati per migliorare la condizione alimentare dei celiaci? La novità è che i cambiamenti, a cui sono state sottoposte le proteine del glutine, non sono opera di enzimi microbici ma sono semplicemente il frutto di un trattamento chimico-fisico (acqua e microonde per pochi secondi) applicato sulla granella (seme) prima della molitura. La granella di frumento rappresenterebbe il cuore della soluzione al problema della celiachia in quanto, nel seme di frumento, il glutine non è ancora formato e le sue proteine sono depositate in piccole “cellette” che consentirebbero, in presenza di acqua ed elevate temperature, i cambiamenti necessari per produrre il Gluten Friendly. Tale trattamento non influenza negativamente le proprietà tecnologiche delle farine che formano l’impasto, permettendo, quindi, la preparazione di prodotti assimilabili per gusto ed aspetto a quelli comunemente utilizzati nell’alimentazione Mediterranea e destinati non solo alla fascia di popolazione affetta da intolleranza al glutine ma anche a tutta la restante popolazione. Un metodo rivoluzionario, a cui il gruppo di ricerca dell’Università di Foggia lavora da diversi anni ma che adesso – dopo diverse prove tecniche, riscontri scientifici e approvazioni protocollari di varia natura – potrebbero incontrare l’eventuale riscontro della produzione industriale. «Potremmo essere di fronte a una scoperta scientifica di valore assoluto – dichiara il Rettore dell’Università di Foggia, prof. Maurizio Ricci – che abbiamo tenuto sotto traccia per diversi mesi, per evidenti ragioni di cautela, ma che dopo le prove e le sperimentazioni scientifiche dei vari protocolli abbiamo deciso di mostrare all’opinione pubblica. Sono orgoglioso di rappresentare questa Università, una Università del Mezzogiorno operoso che attraverso queste scoperte dimostra concretamente il livello di inventiva, di sperimentazione e di approccio pionieristico alla soluzione delle problematiche che coinvolgono milioni di persone nel mondo».
Positive le prime prove industriali: il Brevetto verso la commercializzazione
Nei giorni scorsi, presso un’importante industria agroalimentare (dotata di alcuni degli impianti più grandi d’Italia, abituale fornitore di frumento destinato ai grandi marchi internazionali) sono state svolte le prime prove industriali di impasto finalizzato alla produzione del pane: prove brillantemente superate con nessuna eccezione sollevata né dal produttore né da chi ha confezionato il prodotto finale: diverse pagnotte di pane. «Dopo il deposito della domanda di brevetto – dichiara il prof. Aldo Di Luccia – e la sua consacrazione non solo sulla carta, siamo consapevoli che l’unico modo per metterlo, e quindi metterci, alla prova è la sua commercializzazione ma non prima di aver eseguito uno studio del prodotto Gluten Friendly su pazienti affetti da celiachia». «Stando agli standard internazionali – aggiunge la prof.ssa Carmen Lamacchia – che prevedono una quantità di glutine negli sfarinati per i celiaci non superiore a 100 ppm, noi saremmo in grado di produrre e commercializzare questa invenzione, che potrebbe portare moltissimi benefici ai celiaci di tutto il mondo. Stiamo lavorando a questa scoperta da molto tempo, vincendo coi fatti e con le prove scientifiche ogni tipo di ritrosia, di ragionevole dubbio e ogni cautela dettata dalle più o meno fallimentari esperienze precedenti alle nostre». «Siamo fiduciosi circa l’esito dello studio in vivo nei pazienti celiaci – spiega l’autrice materiale delle prove immunologiche, dott.ssa Carmen Gianfrani – considerando gli ottimi risultati ottenuti nelle sperimentazioni in vitro sulle cellule linfocitarie di mucosa intestinale di pazienti celiaci». Per quel che concerne comunque la commercializzazione, l’Università di Foggia ha già avviato diversi contatti con partner di elevato spessore e profilo internazionale, che si sono fatti avanti per l’acquisto del Brevetto UniFg Gluten Friendly; tuttavia nulla al momento è stato formalizzato per via della delicatezza dell’operazione e dell’elevato numero dei candidati al suo acquisto. Grande soddisfazione per la scoperta e la certificazione di questo nuovo metodo scientifico hanno espresso anche il Prorettore, prof.ssa Milena Sinigaglia, il direttore del Dipartimento di Scienze agrarie, degli alimenti e dell’ambiente, prof. Agostino Sevi, il delegato del Rettore alla Ricerca scientifica, prof. Cristoforo Pomara, che lavorano con grande sobrietà e silenzio a questa affermazione ormai da diversi mesi.«L’obiettivo straordinario che potrebbe conseguire, dalla produzione a livello industriale di questi prodotti simpaticamente ribattezzati Gluten Friendly, e quindi dalla loro commercializzazione su vastissima scala – conclude il Prorettore, ordinario di microbiologia agraria presso il Dipartimento di Scienze agrarie, degli alimenti e dell’ambiente prof.ssa Milena Sinigaglia – sarebbe una immediata riduzione della sensibilizzazione della popolazione nei confronti del glutine e, quindi, una diminuzione dell’incidenza della celiachia. Siamo orgogliosi del lavoro e dei risultati ottenuti dal progetto Gluten Friendly, che ritengo uno stimolo per tutti i nostri validissimi ricercatori che da anni sono al lavoro impegnandosi in progetti altrettanto scientificamente validi».