Da una parte la Smart City costruita intorno al cittadino, dall’altra quest’ultimo che pratica una cittadinanza intelligente, caratterizzata da partecipazione, impegno, adesione al territorio, volontà di condividere conoscenza e creatività. E’ questo il concetto di “Cityzentrism” al centro della visione di Smart City – costruita secondo una logica bottom-up – dello spagnolo Pablo Sánchez Chillón, urbanista, avvocato e ricercatore sul fenomeno Smart City.
Fondatore e CEO di Eolexcitylab, una società con sede ad Alicante che ha avuto un ruolo pioneristico nel fornire consulenze sullo sviluppo delle Città Intelligenti, sia a Pubbliche Amministrazioni che ad aziende, è spesso ospite in qualità di relatore a conferenze di livello internazionale, nonché consulente di organizzazioni non governative e membro di numerosi comitati pubblico-privati impegnati sul tema dell’Innovazione nelle Città. Autore dell’influente blog URBAN 360º, Chillon collabora inoltre con il Network Spagnolo delle Città Intelligenti, costituito nello scorso giugno.
Secono Sànchez Chillón, il Cityzentrism può essere notevolmente potenziato, aumentando la partecipazione civica, specialmente dei più giovani, attraverso l’uso di meccanismi e situazioni da gioco, un concetto che lui riassume con il termine Gamification. Si approfitta dell’umana predisposizione psicologica ad impegnarsi nel gioco, promuovendo sfide collettive nei contesti urbani e trasformando così i compiti di routine in attività ricreative coinvolgenti e divertenti, potenziando il lato umano delle città. Abbiamo chiesto direttamente a lui di spiegarci meglio questi meccanismo di coinvolgimento.
La tua visione complessiva della Smart City è rappresentata dalla visione stessa (33%), dalle infrastrutture (33%) e dalla comunicazione (33%), tre elementi che per te hanno la stessa importanza. Puoi spiegare ciascuno di essi?
Pianificare una Smart City è semplice se il progetto viene costruito su tre solidi pilastri: visione, infrastrutture e campagna di comunicazione. Le cose hanno bisogno di essere spiegate e il gergo sofisticato nelle mani degli studiosi di Smart City è spesso difficile e complicato, il che permette ai critici di identificare i progetti legati alla Città Intelligente come arroganti e distaccati dalle aspirazioni della comunità.
Se sei un sindaco alla ricerca di nuove opportunità per il tuo territorio e vuoi pianificare il percorso verso la Smart City, tieni pure le mani salde al timone di comando, ma intanto comincia a interrogarti pubblicamente sull’identità del tuo spazio urbano, raccogli un feedback appropriato dalla tua comunità sulle aspirazioni della città e i suoi limiti e prova a massimizzare lo spazio per la partecipazione civica, a cominciare dal vero inizio del progetto.
L’agenda Smart City – spesso strutturata su misura del portfolio delle aziende di ICT – è caratterizzata sempre di più da una sorta di corsa cieca a dispiegare infrastrutture ad alta tecnologia per rimediare ai problemi attuali delle nostre città sovraffollate, con una miriade di governi locali che si trovano a gestire aspettative crescenti e risorse limitate. Quando la posta in gioco è alta e il bisogno di diventare più efficienti e sostenibili incontra la volontà di migliorare la qualità di vita dei contesti urbani, esiste il rischio di essere abbagliati dal luccicchio della tecnologia urbana nuova di zecca, realizzando investimenti costosi (e sbagliati) sull’infrastruttura, che rappresentano un grosso rischio per il proprio budget.
Premesso ciò, le città sono da considerare come complessi ecosistemi e arene politiche sofisticate, piene di cittadini coscienti che interagiscono attraverso i differenti livelli dell’esperienza urbana, valutando il processo di decision-making in tempo reale. Per questa ragione, l’infrastruttura (spesso costosa e disgregatrice) è cruciale nella strada che conduce alla Smart City, ma il progetto tecnologico calato dall’alto, mancante di visione e di consenso verticale sul futuro della città, è condannato al fallimento.
Per questa ragione, la mia visione della Smart City – basata sulla legge del 30% – è semplice: invece di cadere negli errori dei primi tempi della “corrente Smart City” – risalente a due anni fa – in cui la tattica (la trappola di investire in qualsivoglia infrastruttura smart) aveva la meglio sulla strategia (la visione a 360 gradi e multi-scala sul futuro della città, che riduce le spese mentre migliora lo standard di vita attraverso la tecnologia), è ora che le amministrazioni progettino le Città Intelligenti spiegandole nella maniera appropriata ai cittadini. L’obiettivo è ottenere risultati in tempi brevi, stimolando le parti interessate attraverso campagne di comunicazione “smart”.
Che cosa intendi quando usi come sottotitolo dei tuoi scritti sulla visione di Smart City il concetto di “Cityzentrism”, ossia il cittadino come la spina dorsale della Città Intelligente?
Per i decisori ed i designer urbani è determinante comprendere la vita sociale che esiste dietro lo spazio pubblico, per ottenere risultati significativi mentre pianificano e decidono. Nel contesto della città multi-strato, dove le persone si scambiano informazioni e condividono sentimenti attraverso le arene fisiche e digitali, lo spazio per la mobilitazione civica e la partecipazione politica sta cambiando. In linea con questo, l’azione pubblica di una Smart City non può basarsi su vuoti richiami alla partecipazione civica o su schemi che procedono dall’alto in basso, ma su nuovi linguaggi e nuove guide che incrementano il raggio degli utenti e la misura degli obiettivi, comprendendo diverse generazioni della popolazione, insieme di competenze e contesti. E’ questa la base delCityzentrism, ovvero il focus sul cittadino associato alla mia definizione di una Smart City.
Il Cityzentrism evidenzia la necessità dei portatori di interesse pubblici e privati di porre il cittadino al cuore di ogni progetto di Smart City, controbilanciando le visioni tecnocratiche di città fredde e inumane. Ma, ciò che è ugualmente importante, il Cityzentrism è anche la condizione qualificante della cittadinanza in una Smart City. In una Smart City connessa, infatti, dove godiamo dell’accesso ubiquo ad Internet e le persone si muovono liberamente attraverso i social network, il ruolo dei cittadini sta cambiando e si sta arricchendo. E’ necessario considerare la possibilità di connessione non solo come una comodità urbana, ma come un dono incredibile nelle mani degli individui e dei gruppi, che aumenta il loro potere come agenti del cambiamento e li rende pienamente consapevoli delle sfide della città, nonché veicoli collettivi per diffondere conoscenza e innovazione.
Per tale ragione, se le Smart City vanno costruite intorno ai cittadini, la condizione civica degli abitanti delle Città Intelligenti si ottiene giocando un ruolo qualificato nel network civico, caratterizzato da partecipazione, impegno, adesione al territorio e volontà di condividere conoscenza e creatività.
Questo è il DNA della cittadinanza intelligente, il Cityzentrism.
In che modo il modello dei giochi può essere usato per coinvolgere i cittadini nelle problematiche urbane, attivando maggiormente il concetto di Cityzentrism?
Mi piace pensare alla Smart City come uno spazio reattivo aperto all’innovazione e all’inaspettato, sede della diversità e luogo per la crescita di ecosistemi (digitali-reali), che incoraggia la scambio di prodotti e servizi della nuova economia urbana e attiva la creatività delle persone.
Mentre una nuova classe di cittadini si muove liberamente sui network digitali, ben lungi dalle attività basate sul senso civico, i confini reali delle città scompaiono. Sebbene le città siano sotto grande pressione e debbano fronteggiare i tagli del budget e dotazioni tecnologiche obsolete, è cruciale coinvolgere la generazione dei futuri cittadini, che sono avvezzi alla tecnologia e predisposti a evadere dalle questioni territoriali incontrando le persone sugli ubiquitous network
In tale contesto, l’insieme di tecnologia, piattaforme e servizi sofisticati basati sull’ICT non devono offuscare la realtà elementare secondo cui le città sono abitate dalle persone e luoghi di una ricca vita sociale. Chi dice che le Smart City devono essere spazi grigi distaccati dalle aspirazioni e preoccupazioni umane?
Ecco perché nasce il concetto di Gamification, – l’uso di meccanismi di gioco e situazioni da gioco per contesti reali – uno strumento nelle mani della città per ampliare l’impegno civico delle persone, specialmente i più giovani. Proviamo a risolvere i problemi urbani e a enfatizzare i richiami pubblici approfittando dell’umana predisposizione psicologica ad impegnarsi nel gioco, promuovendo sfide collettive nei contesti urbani e trasformando i compiti di routine in un’attività ricreativa coinvolgente, sociale e divertente.
Creando contesti da gioco e mescolandoli con le sfide sociali, con lo spazio e le infrastrutture urbane reali attraverso gli strumenti digitali, le città diventano terreni da gioco ampissimi e complessi. Luoghi che stimolano le persone ad impegni specifici e a campagne civiche, con un forte successo. Questa tecnica può incoraggiare le persone a svolgere compiti che ordinariamente considerano noiosi, distanti e non competitivi, interpretando ruoli diversi in competizione e in collaborazione con gli altri, alla ricerca di una gratificazione.
Oltre alla mobilitazione cittadina delle classi tradizionali, poichè i giochi stanno diventando una parte naturale della vita delle nuove generazioni, in Eolexcitylab stiamo sperimentando l’utilizzo di politiche da gioco (con relativi premi) nei contesti urbani per scopi civili e impegno pubblico. Se alla ricetta aggiungiamo anche iniziative legate al crowdsourcing e all’urbanistica mirata, la Smart City diventerà qualcosa di eccitante e vibrante.
Lo scopo è quello di alimentare l’impegno pubblico dei “giovani digitalizzati” (i digizen), profondamente abituati a posizionare se stessi negli spazi urbani e a mappare le proprie attività, mentre condividono con gli altri luoghi, emozioni e informazioni in tempo reale. In uno dei miei ultimi post su Urban 360º esamino i vantaggi della Gamification nei contesti urbani, portando numerosi esempi dell’utilizzo di contesti da gioco per promuovere i settori pubblici. Ad esempio, qualche giorno fa, mi sono imbattuto in una “demo” tedesca in cui i semafori venivano usati come un mezzo per giocare un partita molto elementare di ping pong tra i pedoni che aspettavano il verde. A parte l’aspetto da aneddoto dell’esperienza, ciò che è interessante notare è che, oltre a ridurre il numero di pedoni coinvolti negli incidenti stradali, un gruppo di persone tra loro completamente sconosciute viene temporaneamente impegnato in un gioco divertente e collaborativo che si svolge nello spazio urbano, potenziando il lato umano della vita nelle città.
Così, se non possiamo sopportare che una parte significativa di questi “digizens” diventi un esercito di zombie fanatici del computer, assenti dalle questioni urbane e civiche, i linguaggi, le politiche sociali e le aspirazioni che conformano le nostre città super-connesse devono essere adattabili a questa generazione. troppo spesso il contesto in cui viviamo è quello degli “EGO-systems“, individui-bolledigitali assolutamente disconnessi dallo spazio immediato e non consapevoli delle sfide cittadine. E’ necessario invertire questa situazione. Aumentiamo il numero dei partecipanti dei giochi civici e la Smart City diverrà una piattaforma aperta all’innovazione e un laboratorio sperimentale per l’impegno civico. Il processo necessita semplicemente di immaginazione, creatività e un’attitudine votata all’innovazione. Significa essere persone smart in una Smart City
Parliamo della via spagnola alle Smart City, dato l’esempio di città come Santander e Vitoria e il ruolo del Network Spagnolo delle Smart City (RECI- Red Española de Ciudades Inteligentes).
La situazione in Spagna è paradossale. L’economia sta collassando mentre la paura per il salvataggio delle banche e il crollo generale cresce. Gli eccessi del recente passato stanno appesantendo i budget e le Pubbliche Amministrazioni stanno affrontando la quotidianità, gestendo le crescenti domande con minori risorse. Al contrario, e forse per la mancanza di risorse e il profondo bisogno di affrontare le attuali difficoltà, il Paese sembra essere il più propenso in Europa ad abbracciare il paradigma della Smart City.
Progetti spettacolari come quelli sviluppati a Malaga (Smart Grids e energia), Santander (l’uso massiccio di sensori urbani), Vitoria (sostenibilità) e Barcellona (Urbanism e City Protocol) stanno dimostrando la forza del movimento, l’entusiasmo di alcuni professionisti e l’interesse nell’innovazione urbana allo scopo di ridurre le spese e ottenere risultati civici. Si possono trovare anche città come Madrid, Coruña o Elche – Alicante che stanno perseguendo il proprio progetto di Smart City e sono sede di interessanti conferenze, incontri e congressi che riguardano il presente e il futuro della Città Intelligente.
L’agenda pubblica si sta aprendo a profondi cambiamenti e, ne è testimonianza ad esempio, il Network Spagnolo delle Smart City (RECI- Red Española de Ciudades Inteligentes) creato lo scorso giugno da 25 città, eleggendo Iñigo de la Serna, il sindaco di Santander, come presidente. De la Serna, un politico smart (recentemente è stato eletto presidente della FEMP – l’influente Federazione Spagnola delle Municipalità e delle Province) e ingegnere civile che ha pensato un progetto solido e pioneristico per Santander come Smart City – sta realizzando diverse iniziative con RECI (riguardanti standard ICT per i settori trasporti, energia, sicurezza, infrastrutture della sanità elettronica ma anche per la pianificazione urbana e l’impegno civico) e sta preparando un Libro Bianco per le Smart City. L’esperienza merita di essere seguita ed è aperta alla collaborazione di partner pubblici e privati.
Quali sono gli attuali progetti di Eolexcitylab nel settore Smart City? Quali sono quelle con cui avete collaborato finora, sia in Spagna che all’estero?
Come società che è stata pioniera nell’offrire consulenza nel settore Smart City, Eolexcitylab ha visto l’evolversi del paradigma, apprezzando, fin dal primo momento, l’opportunità di giocare un ruolo attivo in diverse arene “smart”. Abbiamo cominciato definendo il nostro specifico protocollo e road map per la Smart City e spendendo del buon tempo nell’evangelizzare sui pro del paradigma.
Abbiamo partecipato a diversi progetti e collaborato con diverse squadre, sia nel settore pubblico (progetti pilota per le amministrazioni comunali spagnole come Alicante, A Coruña, Quart de Poblet o Elche) che nelle aziende private (riguardanti attività urbane basate sugli strumenti ICT, pianificazione Smart per location singolari come gli aeroporti e diversi piani generali per il recupero di spazi urbani danneggiati attraverso le lenti della visione Smart City). Da ultimo, ma non da meno, stiamo per portare a termine il nostro contributo per un progetto interessante e cooperativo per la riqualificazione “smart” di una significativa area commerciale a Barcellona e preparando una batteria di progetti per amministrazioni municipali in Colombia, Messico e Argentina.
(Articolo tratto Smart City Exhibition – Clicca e potrai avere ulteriori notizie sull’argomento e sulla manifestazione di Bologna)