Nidificano in luoghi soleggiati e asciutti, nelle grondaie, negli anfratti dei muri e sotto i tetti delle case, nelle cave degli alberi e sui rami degli arbusti; sono attratti dalla frutta zuccherina e dagli oggetti sgargianti. Si tratta degli imenotteri: api, vespe, gialloni e calabroni, che sotto il solleone possono diventare insidiosi nemici di chi, per hobby o lavoro, trascorre molto tempo all’aria aperta. E questo non solo per il fastidioso gonfiore, l’arrossamento e il lieve dolore che possono manifestarsi nella zona della puntura, provocando una reazione locale, ma soprattutto per i soggetti allergici che rischiano una reazione generalizzata grave, fino allo shock anafilattico che, in alcuni casi, può essere mortale.
I soggetti maggiormente colpiti sono gli apicoltori assieme ad agricoltori, giardinieri, operatori ecologici e muratori. I fattori di rischio più rilevanti per le reazioni generalizzate gravi sono la sede della puntura (più pericolose le punture al volto e al collo), l’età (gli anziani sono più a rischio, soprattutto se ipertesi o con patologie cardiache e respiratorie), l’uso di farmaci, antipertensivi come beta-bloccanti o ACE inibitori, il tipo di insetto (l’ape è più pericolosa della vespa), e il consumo di alcool.
In Fondazione Maugeri è attivo, presso il Servizio Autonomo di Allergologia e Immunologia Clinica diretto dalla dr.ssa Gianna Moscato, l’Ambulatorio per Allergia a veleno da Imenotteri dove attualmente vengono trattati circa 50 pazienti con questa allergia.
“Un soggetto che dopo una puntura di imenottero manifesta una reazione mai avuta in precedenza – afferma la dr.ssa Moscato – deve andare subito al Pronto Soccorso soprattutto in presenza di sintomi gravi e generalizzati come difficoltà a respirare, senso di mancamento e dolori in zona epigastrica; se invece manifesta una reazione locale estesa deve recarsi dal medico curante che lo indirizzerà a un centro specializzato per effettuare una corretta diagnosi e stabilire la strategia preventivo-terapeutica più adeguata. I soggetti con una diagnosi accertata di allergia a veleno di imenotteri devono sempre portare con sé un preparato a base di adrenalina per auto somministrazione da impiegare prontamente in caso di comparsa di sintomi gravi, secondo le spiegazioni che vengono fornite a ogni paziente dai sanitari. L’adrenalina – conclude la dr.ssa Moscato – è infatti l’unico potente antiallergico in grado di agire tempestivamente nella fase acuta in tutti i casi di improvvisa e generalizzata reazione allergica (reazione anafilattica); quanto prima viene somministrato, alla comparsa dei primi sintomi, tanto maggiore è la sua efficacia”.
“Presso l’Ambulatorio per Allergia a veleno da imenotteri della Fondazione Maugeri – prosegue il dr. Carlo Biale, il medico che dirige l’Ambulatorio – effettuiamo tutti i test cutanei e di laboratorio prescritti dalle Linee Guida Internazionali per accertare l’esistenza di un’allergia a imenotteri. Nei soggetti con diagnosi confermata il “vaccino” (immunoterapia specifica) – prosegue il dr. Biale – è l’unico trattamento in grado di garantire una protezione completa: è infatti protettivo nel 95-98% dei pazienti trattati, consentendo al soggetto allergico a veleno di imenotteri di condurre una vita normale. Il vaccino consiste nell’iniezione sottocutanea di veleno in dosi gradualmente crescenti per stimolare i meccanismi protettivi dell’organismo contro gli effetti di ulteriori punture. Una volta raggiunta la dose di mantenimento, la terapia deve essere continuata con iniezioni a intervalli crescenti (da 4 a 6 settimane) per almeno 5 anni”.