Sono oramai diversi anni che l’Oasi Lago Salso ha iniziato a “coltivare biodiversità” e questo è stato possibile grazie agli Uomini che ci hanno creduto e alle Istituzioni che governano il territorio, questa simbiosi ha permesso di stringere una stretta collaborazione con il Centro Studi Naturalistici ONLUS che ha curato la redazione di due progetti LIFE+ attualmente in corso, il Life Avifauna del Lago Salso (eletto progetto del mese da parte del Ministero dell’Ambiente) e il Life Zone Umide Sipontine, che hanno lo scopo di realizzare importanti attività di ripristino ambientale a favore di habitat e specie di rilievo internazionale.
Anche in questo fine settimana importanti avvistamenti ornitologici identificano l’Oasi Lago Salso fra le aree naturali più importanti d’Italia, luogo in cui le specie ornitiche amano ritrovarsi durante gli spostamenti lungo le vie della migrazione. Prosegue, infatti, lo spettacolo della migrazione delle gru (Grus grus) con altre centinaia di individui che si radunano proprio sull’Oasi prima di salire per superare il Gargano verso nord, i rapaci eleggono come area preferenziale l’area protetta. Oltre alle specie più comuni come poiana (Buteo buteo), gheppio (Falco tinnucnulus) o il falco di palude (Circus aeruginosus), sono state avvistate alcune specie rare in Italia come il falco pescatore (Pandion haliaetus) o la rarissima aquila anatraia maggiore (Aquila clanga) come conferma l’esperto del Centro Studi Naturalistici Matteo Caldarella, che ha effettuato gli ultimi rilevamenti e si occupa del monitoraggio delle specie nell’ambito di diversi importanti azioni di conservazione della natura.
Se l’Oasi Lago Salso rappresenta un punto cardine per la biodiversità lo stesso non si può dire per le zone prospicienti l’area protetta. Lungo il litorale sabbioso o in prossimità della foce del Torr. Candelaro, il botanico Maurizio Marrese durante i suoi studi sugli habitat, ha dovuto registrare un degrado e un abbandono del territorio ove auto 4×4 si divertono a correre sopra quel che rimane degli ecosistemi dunali e appostamenti fissi di bracconieri, auto bruciate, discariche abusive e rifiuti diffusi mostrano afferma il naturalista: “l’altra faccia della medaglia di un territorio dimenticato”.