L’articolo riporta un quadro sintetico dei principali key numbers della banda larga connessi alla diffusione dell’infrastruttura nell’ambito delle imprese. Si è della convinzione, infatti, che la stessa diffusione della banda larga possa rappresentare uno degli indicatori di sviluppo per un territorio cui è possibile far riferimento.
Dagli ultimi dati Eurostat (diffusi nel dicembre 2010) sull’utilizzo dell’ICT da parte delle imprese europee con almeno 10 addetti si apprende come ben il 94% di queste è connesso ad internet; è, invece, pari all’85% la quota di quelle che utilizzano una connessione fissa a banda larga. L’ultimo valore varia se si considerano aziende di grandi dimensioni; in questo caso vi è una copertura a banda larga nel 96% dei casi.
La percentuale d’imprese interessate scende ulteriormente se si considerano le connessioni a banda larga mobile, ossia i collegamenti a internet effettuati tramite computer portatile con modem 3G o via 3G ricevitore (quale, ad esempio, uno smartphone). Solo il 27% delle aziende fa ricorso a tale tecnologia con un valore per le grandi imprese pari a tre volte quello delle piccole (67% a fronte del 22%).
La diffusione della banda larga per singolo Paese
In considerazione della sola connessione fissa alla banda larga, il dato generale d’accesso a livello comunitario (pari all’85%) non rispecchia appieno la situazione dei singoli stati, vi sono evidenti diversità che denotano gap esistenti tra gli stessi. Infatti, mentre da un lato si ritrovano Paesi prossimi alla saturazione, dall’altro ve ne sono altri in cui la percentuale d’imprese che hanno accesso a tale tecnologia si discosta molto dal dato medio.
Tra le prime, in particolare, spiccano Spagna, Islanda, Francia, Finlandia e Malta con una copertura superiore al 90%; mentre sono Romania e Bulgaria quelle con la percentuale molto minore (rispettivamente 49% e 61%).
L’Italia, dal canto suo, con un valore pari all’83%, si colloca al 19° posto della graduatoria, poco al di sotto della media UE27 che, ricordiamo è pari all’ 85%.
Considerazioni analoghe possono essere fatte per il collegamento mobile: il dato medio del 27% è la sintesi di un grado di copertura che va dal 68% della Finlandia al 6% della Grecia; mentre l’Italia, con il suo 19%, si colloca al 23° posto della classifica complessiva.
Un focus sull’Italia e le sue regioni
L’analisi a livello nazionale mostra una diversa diffusione della banda larga nelle varie aree del paese con le regioni del Nord e del Centro in posizione più avanzata rispetto a quella del Mezzogiorno.
In particolare, secondo le ultime rilevazioni ISTAT (aggiornate ad agosto 2011) le imprese del Nord fanno registrare un grado di diffusione pari all’86,2% per la zona occidentale e all’84,2% per quella orientale; mentre quelle del Centro e del Sud raggiungono la quota dell’81,5% e del 78,6%.
Se, invece, si analizzano i dati per singolo territorio, spicca il risultato raggiunto dalla Valle d’Aosta che risulta connessa alla banda larga per oltre il 90%. Fanno seguito quelli di Lombardia ed Emilia Romagna con, rispettivamente, l’86,5% e l’85,5%. Alle ultime posizioni, invece, si ritrovano Marche e Basilicata con un valore prossimo al 73%.
Analogamente a quanto visto a livello comunitario, il ricorso a tale tecnologia è tanto più alto quanto più le imprese sono grandi: si passa, infatti, da circa l’82% per quelle della fascia 10-49 addetti a ben il 97,5% per quelle con oltre 250 unità lavorative.
Uno sguardo al settore abitativo
Come già osservato per il settore imprenditoriale, anche la diffusione della banda larga presso i nuclei familiari è in costante aumento. Nel 2010, in particolare, la quota di famiglie europee che ha fatto ricorso a tale tecnologia è raddoppiata rispetto ai livelli del 2006, passando dal 30% al 61% (mentre gli accessi a internet sono passati dal 49% al 70%). I Paesi con le migliori performances sono la Svezia con l’83% e la Danimarca (80%); mentre Romania (23%), Bulgaria (26%) e Grecia (41%) occupano le ultime posizioni della graduatoria. L’Italia, dal canto suo, occupa il 20° posto con il 49% (rispetto al 16% del 2006), ma fa al contempo registrare il maggior incremento delle connessioni con una crescita del 25,6% rispetto al 2009.
Inoltre, osservando nel dettaglio i dati relativi al nostro territorio, rimane stabile il divario tecnologico tra le aree del Paese: secondo gli ultimi dati ISTAT disponibili (dicembre 2010), nel Centro-Nord si riscontra la quota più alta di famiglie che possiedono l’accesso ad internet (oltre il 54%) e la connessione a banda larga (circa il 46%), mentre nel Sud e nelle Isole le quote scendono e si attestano, rispettivamente, intorno al 47% e al 37%.
Buone, infine, le performances relative al digital divide nazionale: a marzo 2011 esso era pari al 7,1% (interessa, cioè, 4,3 milioni di italiani) corrispondente ad una riduzione di ben il 46% nel corso degli ultimi due anni.
Alcune considerazioni conclusive
Nel delineare un quadro di sintesi di quella che è la diffusione della banda larga sul territorio comunitario e nazionale sono state più volte richiamate le differenze che sussistono dal punto di vista territoriale.
In merito, l’Agenda digitale della Strategia EU-2020, che si propone di sfruttare al meglio il potenziale delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, ha proprio l’obiettivo di colmare tale divario; alle ricadute positive che ne deriverebbero per l’intero sistema della comunicazione, devono essere comunque affiancate quelle relative al più ampio sistema economico nazionale. La banda larga, in definitiva è un investimento da fare, un Paese moderno e più tecnologico è un Paese più competitivo e più in grado di dare risposte a una persistente crisi economica. Importante è la definizione di una nuova strategia che definisca quali risorse mettere in campo e come coinvolgere i privati in modo più incisivo a investire.
A supporto di tutto quanto affermato arrivano stime compiute dall’OCSE che hanno, infatti, stimato un moltiplicatore del settore della comunicazione sull’intera economia italiana pari a 1,45 (rispetto a 1,47 per USA e Germania, 1,44 per la Spagna e 1,38 per la Gran Bretagna); ciò significa, in altri termini, che per ogni euro di investimento realizzato nel settore dell’ICT si genera un incremento del PIL nazionale pari a 1,45 euro.