Si parla spesso, troppo spesso di evasione fiscale, di mancata emissione di scontrini e fatture, di un’economia sommersa, di lavoratori autonomi, imprese e commercianti come degli autentici ladri ai danni dello Stato e della collettività.
Tutto vero, ma fino a un certo punto.
C’è bisogno di mettere su tra Stato e cittadino, tra Stato e impresa un sistema di fiducia che non faccia partire o l’uno o l’altro con il preconcetto che ci si “frega” a vicenda.
Bisognerebbe puntare da un teorema: “Lo Stato moderno è al servizio del cittadino e non il cittadino al servizio dello Stato. Il buon cittadino contribuisce in maniera equa ai costi dei servizi che lo Stato eroga ai cittadini tenendo conto anche di un principio di solidarietà verso chi meno ha o meno può”.
Se questo teorema fosse vero non dovremmo assistere a uno Stato che mette le mani nelle tasche dei cittadini non perché non ce la fa ad erogare servizi, ma perché non ce la fa o non ce la vuole fare ad eliminare gli sprechi quelli veri e non, magari, i posti letto come sta avvenendo in tutti gli ospedali d’Italia.
Il cittadino contribuisce in maniera equa vuol dire che, al netto dei costi, e quindi sul suo guadagno vero, il cittadino contribuisce in quota percentuale al sostentamento dello Stato erogatore di servizi e di “Stato Sociale”.
Ma contribuiamo in maniera equa ? Innanzitutto i dipendenti pubblici contribuiscono in maniera fissa e con una detrazione alla fonte e quindi non si possono sottrarre. I dipendenti privati contribuiscono attraverso l’azienda, gli imprenditori contribuiscono sul reddito.
E qui casca l’asino: quale reddito ?
Allora lo Stato che non si fida del cittadino parte dal presupposto che imbroglierà sicuramente le sue carte e che quindi non si deve consentire al cittadino/impresa di scaricare tutti i costi, ma una quota parte. Ma perché ?
Perché se io utilizzo l’auto per lavoro non devo poter scaricare i costi che poi incideranno effettivamente sulle mie tasche e su quelle della mia impresa ? Un costo non scaricato diventa reddito un reddito che sarà tassato. Un reddito che in effetti non esiste.
Allora perché io cittadino/imprenditore dovrei andare dal meccanico (faccio solo un esempio ma ce ne potrebbero essere mille) farmi fare la fattura e aggiungere il 20% (o 21% ?) di costo alle mie tasche senza avere il “beneficio” di poter dedurre quel costo che è reale ?
In molti paesi i costi sono deducibili e quindi l’emissione di scontrini e fatture avviene a tappeto anche con il “controllo” stesso dei cittadini.
Sapendo che il costo è deducibile quale cittadino sarebbe così imbecille da non farsi rilasciare una fattura, uno scontrino ?
E cosi facendo cosa avverrebbe ? Avverrebbe che quel meccanico avrebbe una serie di fatture da dichiarare in contabilità, avrebbe un maggior reddito. E lo Stato ? Avrebbe un maggior gettito di fiscale.
In linea di principio così facendo anche l’IVA potrebbe essere aumentata perché sarebbe una vera partita di giro. Ma se il cittadino non scarica l’IVA è un ulteriore costo al quale “moltissimi padri di famiglia” tenderanno a sottrarsi.
Le vere riforme si fanno così. E chi froderà comunque ? Qui devono esserci controlli veri, non quelli fatti con modelli matematici dietro una scrivania, ma quelli che vanno a vedere le carte. Solo così lo Stato tornerà, anzi comincerà, ad essere amico del cittadino e il cittadino vedrà nello Stato un alleato a cui dare una mano, altro che chiacchiere.
Michele Dell’Edera